Saranno le imminenti elezioni europee, ma la politica italiana in materia di politica estera sembra avere le idee confuse tanto sul dossier mediorientale che su quello relativo alla guerra in Ucraina. Come al solito, tra chi mantiene la barra dritta si segnalano il M5S e Avs, che non hanno mai fatto mistero della loro posizione pacifista con cui chiedono al governo di cessare l’invio di armi a Israele, guidato da Benjamin Netanyahu, che sta compiendo un massacro nella Striscia di Gaza, come anche lo stop alle forniture per Volodymyr Zelensky nella convinzione che solo la diplomazia può mettere fine a inutili spargimenti di sangue.
Tutti gli altri partiti, al contrario, mantengono posizioni più vaghe e spesso contraddittorie. A sottolinearlo è il leader del M5S, Giuseppe Conte, che a Mattino 5 ha fatto notare come “sulla situazione a Gaza il governo dice di essere tutto per la pace ma si è astenuto per ben tre volte, con vigliaccheria, sulla risoluzione dell’assemblea dell’Onu per il cessate il fuoco”. Per questo il pentastellato spiega che, a suo dire, bisogna riconoscere lo Stato palestinese al più presto, perché a “quando si parla di genocidio, il pensiero corre sempre allo sterminio sistematico, costruito per anni anche in modo scientifico, degli ebrei da parte del regime nazifascista e dunque accostare questo concetto crea imbarazzo. Chiamatelo come volete, ma è un massacro”, portato avanti con “una strategia scellerata del folle governo di Netanyahu. Le parole sceglietele voi, ma è inaccettabile”.
Parlando dell’Ucraina, Conte fa notare che “siamo sull’orlo della terza guerra mondiale. Stiamo portando le truppe anche in Ucraina, perché mancano i combattenti, accettiamo di colpire militari russi. Se ci avessero ascoltato e avessimo fatto sforzi diplomatici e politici anziché dedicare tutte quelle energie e investimenti in armi, li avremmo tutelati meglio ed efficacemente”. Poi, rimarcando ancora la confusione che regna nelle destre, fa notare che “Matteo Salvini parla di pace ma poi ha votato per l’invio delle armi, gli unici a votare contro siamo noi, anche al Parlamento Europeo”.
Ucraina e Medio Oriente, le destre si definiscono pacifiste. Ma Conte non ci sta e le sbugiarda
Una posizione che non è dissimile da quella del Pd, come anche delle altre forze di maggioranza, che continuano a parlare della necessità di arrivare a una pace ma poi, nei fatti, fanno ben poco per realizzare questo proposito. A spiegare la posizione del governo è il ministro, Antonio Tajani, che in relazione al dossier mediorientale ha detto che l’Italia “è pronta a riconoscere lo stato palestinese, ma solo quando quest’ultimo riconoscerà Israele e viceversa. Ma certamente non uno stato palestinese guidato da Hamas”. Aggiungendo che Roma è anche “disposta a partecipare a una eventuale missione ONU con per formare un nuovo Stato palestinese, per vivere in pace”.
Stessa posizione espressa dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, secondo cui “l’Italia ha fatto tutto il possibile per contribuire a spingere verso un accordo di pace e ci auguriamo che ciò si concretizzi”. Ma è sull’Ucraina che la musica cambia, perché da Salvini fino a Tajani, il refrain è sempre quello di arrivare alla pace, aiutando la resistenza ucraina a suon di invio di armi con cui piegare Vladimir Putin. Ancora una volta è il leader di Forza Italia a spiegare che “noi stiamo lavorando per difendere l’indipendenza dell’Ucraina e per la pace, puntando soprattutto sulla diplomazia” convinti che “non si debba mandare nessun soldato italiano a combattere in Ucraina perché non siamo in guerra con la Russia”.
E ancora: “È vero, abbiamo mandato e manderemo armi all’Ucraina per difendersi, ma non per colpire in Russia. Ben diversa la posizione di Salvini che da giorni si lancia in attacchi a Bruxelles, a Emmanuel Macron e alla Nato, rei, secondo lui, di voler alimentare una guerra globale. Un conflitto che, però, la Lega con i suoi voti sulle armi non ha di certo scongiurato.