Sono ormai mesi che lo scontro tra separatisti e governativi va avanti e continua a mietere morti. L’ultima tragedia stamani: tredici persone hanno perso la vita a causa di un bombardamento di una fermata d’autobus a Donetsk, nell’Est dell’Ucraina, al centro ancora del conflitto. Secondo i testimoni oculari citati dall’agenzia dei ribelli Dan-News Info, la fermata sarebbe stata colpita da cinque colpi di mortaio mentre transitavano un tram e un filobus, che ha preso fuoco, insieme a un’auto di passaggio. Sale a 41, dunque, il numero delle vittime nelle ultime 24 ore: oltre ai 13 civili uccisi alla fermata di tram, sono morti dieci civili a Gorlivka. L’esercito ha annunciato anche la morte di dieci soldati, mentre la polizia separatista della regione di Lugansk ha riferito che altre otto persone sono state uccise. Non solo. Come detto, infatti, la serie stragista va avanti ormai da tempo. Solo pochi giorni fa c’era stato un altro attentato contro un autobus nella città dell’est di Volnovakha, in cui avevano perso la vita altre 13 persone.
Un’escalation impressionante che è stata affrontata a Berlino nella riunione tra i ministri degli Esteri di Ucraina, Russia, Germania e Francia, in cui Mosca e Kiev hanno raggiunto accordi parziali che potrebbero sbloccare il negoziato e riavviare il processo di pacificazione nella parte orientale dell’Ucraina. “Nel breve periodo l’obiettivo è ristabilire l’integrità dell’Ucraina” anche attraverso la fine degli scontri delle “aree di Donetsk e Lugansk”, ha affermato in quell’occasione il cancelliere tedesco Angela Merkel. Ma, sottolinea, “non dimentichiamo la Crimea” la cui vicenda, da parte della Russia, “ha costituito una violazione della pace in Europa”.
La situazione, però, continua ad essere tutt’altro che volta ad un cessate il fuoco. Il ministero della Difesa ucraino, infatti, ha accusato i “terroristi” (così Kiev considera i ribelli filorussi) del bombardamento. Secondo i filorussi, invece, gli attentati degli ultimi giorni sarebbero stati messi a segno dalle forze di Kiev. Sui social media circolano immagini di soldati ucraini presi prigionieri dai filorussi condotti in parata sul luogo dell’attentato e alcuni picchiati selvaggiamente in pubblico. Una situazione bollente che ha costretto il presidente Petro Poroshenko a lasciare due giorni fa il Forum internazionale di Davos per rientrare in patria e seguire la nuova escalation del conflitto. Non prima però di aver esibito dal palco dei leader mondiali un pezzo di lamiera dicendo che era la fiancata del bus attaccato a Volnovakha, sostenendo che si è trattato di un attacco dei filorussi. Un gesto che certamente non aiuta nella costruzione della pace.
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