Il 25 giugno Vittorio Feltri compirà 80 anni, ma deve aver cominciato a festeggiare il suo compleanno con largo anticipo se ieri non ha trovato di meglio che postare alle 11 di mattina l’ennesimo tweet omofobo: “Cari amici il fiasco, che a me non piace, toglietelo agli omosessuali altrimenti si infilano anche quello e ciò non fa bene alla salute delle parti basse”.
Battutaccia Social di Vittorio Feltri sui gay e botte promesse a Di Marco. Maiorino (M5S): “Lesa l’onorabilità della Lombardia”
Una battuta talmente greve da portare la coordinatrice del Comitato politiche di genere e diritti civili M5S, Alessandra Maiorino, a dire che “gli ultimi tweet ripugnanti di Vittorio Feltri sono l’ennesima riprova del fatto che siamo in presenza di un personaggio che non può rivestire un ruolo pubblico come quello di consigliere regionale. Le sue parole, di una volgarità e grettezza inaudite, offendono l’intera comunità LGBT+ e tutti gli italiani di buon senso.
Se Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni conservano un briciolo di dignità devono imporgli le dimissioni, per il suo stesso bene e l’onorabilità della Lombardia. In caso contrario significherebbe che condividono il delirio omofobo del loro consigliere in quella Regione”. L’ennesima performance del direttore editoriale di Libero, arrivato in consiglio regionale con l’elezione nelle liste di Fratelli d’Italia, dopo un breve passaggio a Palazzo Marino, dove era approdato in consiglio comunale addirittura come capolista di FdI per dimettersi dopo poche sedute) arriva a ventiquattro ore di distanza dall’episodio di cui si era reso protagonista martedì al bar del consiglio regionale lombardo.
In aula era in discussione il Piano regionale di sviluppo, al punto di ristoro il capogruppo del Movimento 5 Stelle Nicola Di Marco notava che Feltri stava gridando all’indirizzo di una lavoratrice della caffetteria. Di Marco, che si trovava poco distante, ha allora apertamente accusato il direttore editoriale di Libero di essere “un cafone” e di non avere rispetto per le persone che lavorano.
“Non l’ho sentito – aveva spiegato più tardi Feltri – ma se lo avessi sentito avrei risposto. Ho pagato e siccome non volevo il resto, perché volevo lasciare 3 euro di mancia alla barista, non capiva e allora ho alzato la voce ripetendo di non darmi il resto e di tenerselo. Poi non so cosa sia successo… non ho sentito niente e non me ne frega niente, non so neanche chi sia, non lo conosco (riferito a Di Marco, ndr)”, aveva concluso Feltri, che era arrivato perfino a dire che se gli si fosse presentata l’opportunità al consigliere 5 Stelle avrebbe “dato un cazzotto”.
Di Marco aveva poi diffuso un comunicato dai toni molto più consoni a una persona che riveste un ruolo istituzionale: “Le offese di Feltri mi lasciano totalmente indifferente, tutti siamo a conoscenza del suo problema di incontinenza verbale. L’importante è che si comporti con educazione con le persone che sono qui a lavorare. Se vuole tirarmi un cazzotto o ha qualcosa da dirmi mi trova qui tutti i giorni, a differenza sua”. Solidarietà al capogruppo pentastellato al Pirellone eta stata espressa dal senatore lombardo del Movimento 5 Stelle Bruno Marton: “Feltri come sempre non perde occasione per dimostrare quanto è verbalmente prepotente e offensivo. Bene ha fatto il nostro capogruppo regionale lombardo Nicola Di Marco a pretendere rispetto e cortesia nei confronti di una lavoratrice della caffetteria di Palazzo Lombardia”.
Feltri appena eletto, ospite del programma La Zanzara su Radio 24, a proposito dell’indennità da consigliere regionale (circa 13mila euro al mese) aveva detto: “Non so quanto prenderò. Io dei soldi non mi occupo mai perché ne ho talmente tanti che non sono come Parenzo, 13mila euro non mi cambiano la vita, per me non sono un cazzo. Me ne frego, di soldi ne ho abbastanza. Rinunciare alla direzione di Libero per fare il consigliere regionale a pieno regime? Non ci penso neanche, mica sono scemo”.