Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha preso lo stesso vizietto della premier Giorgia Meloni. Ovvero sottrarsi alle domande dei cronisti.
A vestire i panni del suo avvocato difensore è stato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Il numero uno di via XX Settembre non si è presentato alla conferenza stampa successiva al Consiglio dei ministri in cui ha illustrato il Piano Strutturale di Bilancio, con i dati aggiornati alla luce delle revisioni di contabilità nazionale rilasciate dall’Istat lo scorso 23 settembre e dopo il confronto con le parti sociali.
“L’ultima cosa che c’è è quella di sottrarsi al confronto”, ha detto Mantovano rispondendo a una domanda proprio sull’assenza del ministro leghista. Che invece si è abbandonato a un profluvio di dichiarazioni nel corso del suo intervento (da remoto) all’assemblea di Federmeccanica. Mentre il Parlamento confermava il bluff del bonus Natale che andrà a pochissime famiglie, escludendo le coppie di fatto.
Piano strutturale di bilancio: ci aspettano sette anni di sacrifici e tagli
È una nota diffusa dal Mef a riepilogare i numeri del Psb. In particolare, il Piano conferma la traiettoria della spesa primaria netta (nuovo indicatore univoco sottoposto alla sorveglianza della Commissione) che avrà, nei prossimi 7 anni (orizzonte temporale di riferimento), un tasso di crescita medio vicino all’1,5%, compatibile con il profilo stimato dalla Commissione.
Nel dettaglio, i tassi di crescita della spesa primaria netta previsti, che nell’arco dei 7 anni avranno una traiettoria media vicina all’1,5%, sono: 1,3% nel 2025; 1,6% nel 2026; 1,9% nel 2027; 1,7% nel 2028; 1,5% nel 2029; 1,1% nel 2030 e 1,2% nel 2031.
Partendo da una stima del 3,8% del Pil per l’anno in corso (più bassa del 4,3% stimato lo scorso aprile), il Governo si pone l’obiettivo di portare il rapporto deficit/Pil al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026, che consentirà di uscire dalla procedura per deficit eccessivo.
Per quanto riguarda il debito, il duo Giorgetti-Meloni non rinuncia alla solita storiella del Superbonus che lo avrebbe fatto lievitare, omettendo di dire che nel 2023, secondo i dati Istat, debito e deficit sono scesi e questo anche grazie alla crescita che nel biennio 2021-2022 ha segnato un + 13,6%.
Il Superbonus, solito capro espiatorio del duo Meloni-Giorgetti
Tenendo anche conto della revisione del Pil nominale operato dall’Istat e dei dati sul debito elaborati dalla Banca d’Italia, il rapporto debito/Pil a fine 2023 scende al 134,8% (133,6% a meno delle compensazioni relative ai bonus edilizi) rispetto al 137,3% precedentemente stimato.
Inoltre, “come già rilevato nel Def dello scorso aprile, l’andamento nei prossimi anni, soprattutto nel periodo 2024-2026, continuerà a essere fortemente condizionato dall’impatto sul fabbisogno di cassa delle compensazioni d’imposta legate ai Superbonus edilizi introdotti a partire dal 2020”, spiega il Mef.
Il rapporto debito/Pil, dunque, solo dal 2027 inizierà un percorso di discesa, in linea con le nuove regole che prevedono che si riduca, in media, di 1 punto percentuale di Pil successivamente all’uscita dalla procedura per deficit eccessivi.
Il Piano strutturale di bilancio, evidenzia il Mef, si ispira a una linea seria, prudente e responsabile, coerentemente con l’azione che il governo porta avanti fin dall’inizio.
Il govenro ci ha condannati a una crescita dello zero virgola
“Se Giorgetti confermasse le sue dichiarazioni, l’Italia avrebbe dinanzi qualche anno almeno di cura da cavallo nemmeno fosse la Grecia sull’orlo del default finanziario. Dire, senza colpo ferire, che occorre correggere dello 0,5% l’anno il saldo strutturale, ignorando completamente la crescita economica del Paese ferma allo zero virgola, vuol dire una solo cosa: tagli. Alla spesa pubblica, allo stato sociale, agli investimenti, alla sanità, alle pensioni. La prospettiva, per usare un gergo vicino ai vertici dell’esecutivo, è un ‘Thriller’ per il futuro dei cittadini italiani”, afferma il senatore e vicepresidente del Movimento 5 Stelle, Mario Turco.