di Stefano Sansonetti
E poi ci si ritrova a dibattere dello scarso credito concesso dalle banche alle piccole imprese. Oppure dei munifici finanziamenti erogati dalle stesse banche alle imprese “amiche”. Il fatto è che il caso di Fabrizio Palenzona, pluripoltronato vicepresidente di Unicredit, finito nel mirino della magistratura per presunti favoritismi nei confronti di un imprenditore sospettato di complicità con la mafia, non fa altro che riproporre il tema degli incredibili intrecci di cui troppo spesso sono protagonisti gli amministratori delle banche nostrane. Per inquadrare la situazione bastano alcuni esempi. Nel consiglio di amministrazione della stessa Unicredit, per esempio, siede anche Alessandro Caltagirone, figlio dell’immobiliarista Francesco Gaetano Caltagirone.
I CASI
Il celebre rampollo, come si apprende dal sito internet della banca, riveste contemporaneamente incarichi in altri 18 Cda, molti dei quali relativi a società del medesimo gruppo Caltagirone (tra i tanti Vianini, Il Messaggero, Cementir, Il Gazzettino, Cimentas, Fincal, Globocem). Un altro consigliere di amministrazione di Unicredit, Elena Zambon, siede contemporaneamente in 12 Cda, tutti ricompresi nell’omonimo gruppo farmaceutico (tra cui Gefim, Enaz, Iava, Itaz, Tano, Cleops, Zambon Company, Zambon Spa e via dicendo). Accanto a Palenzona, in qualità di vicepresidente di Unicredit, c’è poi Luca Cordero di Montezemolo, sulla cui collezione di poltrone è stato scritto di tutto. Tra i tanti scranni, al suo attivo ci sono quelli in Alitalia, Ntv (treni veloci), Tod’s, Coesia. Ora, la domanda è: quante di queste aziende, in cui siedono consiglieri di amministrazione di Unicredit, sono finanziate dalla stessa banca? In passato, per esempio, l’Alitalia di cui adesso Montezemolo è presidente è stata sostenuta da quell’Unicredit di cui Montezemolo è vicepresidente. Ma quanti altri casi esistono?
GLI ALTRI
Le stesse domande, naturalmente, possono essere poste per altre banche. Si prenda Intesa Sanpaolo, dove il presidente del consiglio di gestione, Gian Maria Gros-Pietro, oggi siede anche nel Cda di Astm (autostrade) ed Edison (energia). O si prenda la Bnl, dove il presidente Luigi Abete è un autentico recordman dei consigli di amministrazione. Dagli archivi delle camere di commercio ne ha in carico la bellezza di 23, tra cui Cinecittà Parchi, Cinecittà World, Emittenti Titoli, Civita Cultura, il Sole 24 ore spa, Tod’s, Italian Entertainment Network, Fondazione Musica per Roma. Nel Cda di Bnl siede anche il teorico della meritocrazia Roger Abravanel, che allo stesso tempo vanta poltrone nei Cda di Coesia, Genenta Science, Urbanaero (ma fino a non molto tempo fa stava pure in Esselunga, Luxottica e Cofide). Ancora, in Bnl troviamo l’economista Stefano Micossi, che siede nei Cda di Cir (gruppo De Benedetti), Cassa Depositi e Prestiti e Officina. Insomma, intrecci clamorosi in cui si annida sempre il rischio di favoritismi nei confronti delle aziende amiche e di conseguenti conflitti d’interesse.
Twitter: @SSansonetti