In linea teorica, all’assemblea popolare tutti hanno diritto di parola. Chiunque può intervenire rispondendo alla domanda del banditore “chi vuole parlare?”. Secondo Pericle si è oggetto di considerazione in base al merito, nè la povertà o l’essere uno sconosciuto costituiscono un impedimento, se uno ha da dare un apporto positivo alla città. (Tucidide, II, 37). Belle parole ma come dimostra la storia, una persona umile non si permette di parlare all’assemblea cittadina: l’esatto contrario della demagogia periclea. La realtà quindi è molto diversa come dimostra la commedia di Aristofane: la politica si tiene stretta i vincoli e i limiti inerenti al funzionamento della macchina (o della casta), non può calpestare quelle clausole di sicurezza con cui il sistema difende se stessa. E’ vero, ad Atene tutti i cittadini partecipavano alla vita pubblica ma erano solo ventimila gli aventi diritto, poiché i restanti trecentomila abitanti erano schiavi. Quella a cui ci si riferisce è la democrazia degli aristocratici in cui tutti i nobili, i ricchi, i detentori di capitali esercitavano il medesimo diritto a partecipare al governo.
23/11/2024
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