Parola d’ordine: cavalcare la polemica sempre e comunque. La rincorsa quotidiana al trend topic sui social è l’ossessione di Matteo Salvini. L’ultimo in ordine di tempo il “caso Balotelli”: del tutto decontestualizzate le affermazioni del Capitano. “Con 20 mila posti di lavoro a rischio Balotelli è l’ultima mia preoccupazione, ma proprio l’ultima. Vale più un operaio dell’Ilva che 10 Balotelli. Il razzismo va condannato ma non abbiamo bisogno di fenomeni”. Non si capisce cosa c’entri l’Ilva con un caso di insulti razzisti allo stadio. In una situazione in cui sarebbe stato meglio tacere – non è sempre necessario intervenire su tutto, commentare tutto, rispondere alle provocazioni di un’ Asia Argento o di uno pseudo chef – o prendere semplicemente le distanze da un episodio comunque antipatico, Salvini cerca invece lo scontro con il calciatore.
Che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli. Soprattutto se si parla “alla pancia” di un certo elettorato. Su quello che è successo allo stadio Bentegodi, con i cori razzisti contro il centravanti del Brescia, è intervenuto anche il veronese Lorenzo Fontana, ex ministro del governo giallo verde ed esponente di primo piano della Lega, che ha parlato di “una vergognosa gogna mediatica contro Verona e i suoi tifosi”. Anche in questo caso si tratta di affermazioni decontestualizzate, semmai se di gogna si tratta è contro i tifosi della squadra di calcio, non certo contro la città. Ancora più sconcertanti le affermazioni del sindaco Federico Sboarina, che nega l’accaduto “Non può esistere che da un presupposto che non esiste, perché allo stadio non ci sono stati cori razzisti, venga messa alla gogna una tifoseria e una città”.
Peccato che la la Procura di Verona abbia aperto ieri un’inchiesta per discriminazione razziale, sulla base della violazione della legge Macino. Il fascicolo al momento è contro ignoti, ma la polizia è al lavoro per individuare i responsabili dei cori partiti dalla curva Sud. E anche la Procura federale ha deciso di prendere provvedimenti, chiudendo per un turno il settore incriminato. Ma già lunedì la società Verona calcio ha bandito dallo stadio cittadino fino al 2030 Luca Castellini, il capo ultrà che aveva parlato di “pagliacciata di Balotelli” e di “Balotelli non completamente italiano”, comunicando in una nota ufficiale la misura interdittiva a seguito delle dichiarazioni del tifoso, definendole “espressioni gravemente contrarie ai principi etici e ai valori del nostro club”.
Dal fronte politico sono arrivate compatte le prese di distanza, dal Partito Democratico ai 5Stelle, a Italia Viva, tutti hanno stigmatizzato l’accaduto. Anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, rispondendo a una domanda sulle parole del capo ultrà Castellini, ha affermato “Se insulti razzisti ci sono stati, penso che si debbano sempre prendere provvedimenti perché assolutamente bisogna combattere il razzismo negli stadi. Non ho seguito la cosa, non ero allo stadio. Ho sentito che qualcuno invece diceva che non c’erano stati questi cori ma questo non sono in grado di dirlo perchè allo stadio non c’ero”. A cavalcare certe polemiche ormai è rimasta solo la Lega.