Non servivano le parole del premier Giuseppe Conte domenica sera per spiegare che la Fase 2 non potrà essere un liberi tutti. I rischi sono ancora troppo alti. Quello di un nuovo dilagare dei contagi è dietro l’angolo. E in tal caso, se il Governo fosse nuovamente costretto a un lockdown duro, all’Italia verrebbe inferto il colpo di grazia. Con le prime riaperture ok dunque ai funerali, con determinate regole, ma al momento ancora no alle messe. Non è servito altro per scatenare un vespaio di polemiche, con i vescovi partiti lancia in resta contro il Presidente del Consiglio, mentre il Papa è rimasto responsabilmente in silenzio.
IL PARADOSSO. Pochi giorni fa proprio Bergoglio, parlando ai fedeli durante la messa di Pasqua celebrata in una basilica di San Pietro semideserta, ha specificato che non è tempo di egoismi e di interessi particolari, invitando a mettere Dio al centro della nostra vita. Dopo le anticipazioni di Conte sul nuovo Dpcm sono invece iniziate le polemiche dei vescovi, a partire dalla Cei, presieduta dal cardinale Gualtiero Bassetti (nella foto insieme al Papa), e dei sacerdoti di mezza Italia. Alcuni gruppi cattolici hanno persino preannunciato di essere pronti a impugnare il decreto, definendolo arbitrario e ingiusto. “Il no alle messe – ha dichiarato Mons. Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo – è inaccettabile. Alla base c’è la considerazione molto grave che l’aspetto religioso sia completamente accessorio da potere essere messo in coda a tutto”.
Lanciata inoltre da un frate dell’Ordine della Mercede, Efisio Scirru, una petizione on line per chiedere il ritorno dei fedeli tra i banchi delle chiese per le celebrazioni eucaristiche. Un dibattito che divide anche il mondo politico. A protestare contro il no alle messe non sono infatti solo le opposizioni. “La libertà religiosa è una delle libertà fondamentali che dobbiamo tutelare, è incomprensibile dire a priori che non si possono celebrare le messe”, ha affermato la ministra della famiglia, Elena Bonetti. Ma dello stesso avviso appare anche, dal fronte della sinistra dura e pura, il governatore della Toscana, Enrico Rossi. Immancabile il senatore azzurro Maurizio Gasparri: “La libertà religiosa va tutelata con i fatti, non con le parole”.
“Mi pare irragionevole e addirittura inutilmente persecutorio mantenere il divieto alle cerimonie religiose”, afferma pure Silvio Berlusconi. Polemiche che sembrano però destinate ad essere subito spente. Lo stesso premier Conte ha infatti assicurato che sta lavorando proprio con la Cei “per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire a tutti i fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche”. A far sorridere è invece la Regione Lombardia che, dopo non averne azzeccata una dall’esplodere dell’emergenza coronavirus, ora prova a fare la prima della classe dichiarando di essere al lavoro con Prefettura, Comune e Arcidiocesi di Milano per sostenere la possibilità di riaprire le chiese per le celebrazioni religiose. Meglio avrebbe fatto a garantire sicurezza negli ospedali e nelle Rsa.