Quando ormai sembrava che l’operazione salva-poltrone fosse destinata a fallire è arrivato il soccorso del Carroccio: grazie al sostegno leghista viene superata la soglia minima per presentare il quesito contro la riforma costituzionale. Ma del resto non è certo la prima volta che Matteo Salvini cambia idea in corsa. Se nel caso dell’autorizzazione a procedere per la Gregoretti si dice pronto ad andare “a testa alta nei tribunali” per l’analogo caso della Diciotti la sua propensione a farsi processare non fu così salda, o meglio cambiò con un triplo salto carpiato: dall’atto spavaldo di aprire in diretta Facebook l’avviso di garanzia, gongolando all’idea di essere stato indagato per sequestro di persona dalla procura di Agrigento e parlando di “inchiesta boomerang” , arrivò a scrivere una lettera al Corriere della Sera per chiedere al Senato di negare l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti chiesta dal Tribunale dei ministri di Catania.
Nel clamoroso voltafaccia sosteneva che “non si tratta di un potenziale reato commesso da privato cittadino o da leader di partito”, ma di una “decisione che non sarebbe stata possibile se non avessi rivestito il ruolo di responsabile del Viminale”. Coerenza avrebbe voluto che il titolare dell’Interno fosse andato davvero davanti ai magistrati, come rischia peraltro di finirci a questo giro. La missiva spiazzò tutti, in primis i 5Stelle e il premier Giuseppe Conte, che non furono minimamente avvertiti del cambio di strategia del loro alleato. Solo pochi giorni prima, Luigi Di Maio aveva anticipato che il Movimento avrebbe votato sì all’autorizzazione a procedere, spiegando addirittura di “non voler fare un dispetto a Salvini”, visto che il ministro voleva fortemente il processo… Poi sappiamo come è andata a finire.
Non potevamo invece prevedere che qualche mese dopo lo stesso leader della Lega, che aveva sempre dichiarato di avere una grande affinità col capo politico dei 5Stelle e che la legislatura sarebbe assolutamente durata 5 anni, avrebbe fatto saltare il banco. “Mantengo la parola data”, era solito dire, ma ciò non deve destare meraviglia: “Nella nostra Costituzione dovrebbe essere inserito il vincolo di mandato, se sei eletto da una parte, lì rimani”, scriveva Salvini nel 2017, parlando dei cambi di casacca. E ancora “Se abbiamo l’ambizione di vincere ma soprattutto di governare, non possiamo imbarcare poltronari e riciclati, chi ha governato e governa con la sinistra o si è presentato contro la Lega”.
Ottimo, cosa ha da dire quindi ai senatori Grassi, Urraro e Lucidi eletti coi 5Stelle e passati con la Lega? Ecco cosa ha da dire: “Diamo il benvenuto nella grande famiglia della Lega”. Passi per i transfughi da Forza Italia o per gli ex An ma imbarcare ex 5stelle, apostrofati nei modi peggiori dopo la rottura consumata al Papeete… Qui siamo oltre alla faccia di bronzo, qui siamo al surrealismo puro. Del resto che sia tutto e il contrario di tutto lo racconta perfettamente la sua storia politica: da prima il Nord a viva il Sud, da no Tav a pro Tav, da federalista a sovranista, da anti Usa a pro Trump. E pro Putin.