La crescita nel secondo trimestre si è arrestata. Abbiamo fatto peggio di Francia, Spagna e Germania. Venerdì l’ultimo dato Istat ci indica una produzione industriale in calo su anno dello 0,8%. Mario Turco, senatore e vicepresidente del M5S, la pacchia è finita per il Governo?
“Non ci voleva la sfera di cristallo per prevedere che senza investimenti e senza uno straccio di idea di politica industriale saremmo arrivati alle porte di una recessione tecnica. E pensare che il Governo ha avuto pure il coraggio di stappare lo champagne di fronte a una previsione di crescita del Pil 2023 del +1%. Altro che festeggiamenti, questo è un crollo del ritmo di crescita rispetto al quasi +11% fatto registrare dal Pil nel biennio 2021-2022”.
Con una crescita asfittica diminuiscono i margini di manovra per la prossima legge di Bilancio. La coperta è corta e le voci da finanziare sono tante. Che cosa dobbiamo aspettarci?
“Cosa ci possiamo aspettare da un Governo dell’austerità? Direi nulla. Ci aspettiamo un periodo di lacrime e sangue. Nello scorso Def abbiamo assistito a un’incredibile riduzione del deficit, al recupero a tappe forzate dell’obiettivo dell’avanzo primario. La traduzione di tutto questo sono stati i tagli alla spesa sanitaria in rapporto al Pil, alla rivalutazione delle pensioni medie, a Opzione Donna, al Superbonus, a Transizione 4.0, ai Fondi affitti e morosità incolpevole, al mancato rinnovo dello sconto sulle accise che ha concorso a mantenere alta l’inflazione nel nostro Paese. Allo stesso tempo però, il governo non ha perso occasione per favorire gli evasori e gli speculatori, che hanno goduto di sanatorie e di agevolazioni”.
È stata approvata la delega fiscale. Quale il suo giudizio?
“È una delega iniqua, che contrasta in numerosi passaggi con i principi di equità orizzontale e verticale. E’ pavida, perché ha paura di andare a recuperare risorse laddove davvero si sono accumulate ingenti ricchezze, come nel caso degli extraprofitti emergenziali, dell’economia digitale e delle transazioni finanziarie altamente speculative. In più non riduce le tasse di mezzo euro, perché è a invarianza di gettito. Aumenta le diseguaglianze e non favorisce la redistribuzione della ricchezza, dato che le imposte continueranno ad essere pagate dai lavoratori, pensionati e imprese. È tutto il contrario della nostra riforma fiscale che abbiamo depositato in Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati”.
Il viceministro Maurizio Leo dice che il governo non abbassa la guardia nella lotta all’evasione.
“Con tutto il rispetto per il viceministro Leo, persona preparata e disponibile, la delega fiscale è un inno all’evasione. Dopo gli oltre 11 condoni inseriti nella legge di bilancio, il governo ne introduce degli altri, come l’introduzione dello scudo penale per l’ipotesi di dichiarazione infedele, anche a seguito di comportamenti dolosi, per chi aderisce all’adempimento collaborativo con il Fisco, in sostanza un regime premiale; si estende l’adempimento collaborativo ai paperoni con redditi superiori al milione di euro se trasferiscono la residenza in Italia o anche se rimangono all’estero ma si fanno gestire questi redditi tramite un trust; si consente la decadenza del procedimento fiscale in caso di esito positivo di quello penale, riducendo così il potere accertativo dell’Agenzia delle Entrate basato sulla presunzione semplice. Non c’è che dire, proprio la situazione in cui si trova la maggior parte degli italiani”.
Dal Pnrr sono state stralciate misure per 16 miliardi, tra cui opere contro il degrado e per le aree più disagiate ed emarginate del Paese. Saltato anche il miliardo per la decarbonizzazione dell’ex Ilva. Che ne pensa?
“È la certificazione dell’incapacità del Governo di gestire il Pnrr, che sta perdendo, un pezzo dietro l’altro la sua capacità innovativa. Prima i soli 2 miliardi spesi, nei primi 5 mesi del 2023, sui 33 complessivi a valere sull’interno anno; poi la terza rata del Pnrr zoppa, in quanto priva dei 500 milioni per le residenze universitarie; infine la rimodulazione col taglio di progetti per 16 miliardi, tra cui il progetto di decarbonizzazione dell’impianto siderurgico di Taranto che continuerà così per altri 12 anni a produrre a carbone, a inquinare e causare morte e malattie. A nulla valgono le promesse di pinocchio del ministro Fitto sul rifinanziamento. La certezza è che la decarbonizzazione dell’impianto entro il 2026 non ci sarà”.
Sul Reddito di cittadinanza il governo ha fatto un pasticciaccio abbandonando migliaia di persone in difficoltà. Come se ne esce?
“Liquidare 169mila famiglie con un sms è inqualificabile. Dovrebbero convocare un Cdm d’urgenza per prorogare il sostegno a queste famiglie, visto che i fantomatici corsi di formazione non esistono”.
Il governo è arrivato impreparato a un appuntamento annunciato mesi fa con la legge di Bilancio. Non è pronta la piattaforma per inserire la richiesta per il Supporto per la formazione e il lavoro disponibile da settembre e neanche la App collegata. I corsi di formazione sono difficili da trovare, per non parlare delle offerte di lavoro. Mancano addetti nei Centri per l’Impiego e assistenti sociali.
“Inutile che ci giriamo intorno, mentre eravamo noi al Governo soprattutto le Regioni governate dal centrodestra hanno letteralmente effettuato un boicottaggio del Rdc, non favorendo le politiche attive e facendo solo una piccola porzione di assunzioni nei centri per l’impiego. Nelle Regioni governate dal Centrodestra, fra il 2019 e il 2022 sono stati assunti nei Cpi 1.735 nuovi operatori su 6.116. Il 28%, meno di 1 su 3, nonostante lo stanziamento di oltre 1 miliardo messo a disposizione. Di che parliamo?”
Le regioni del Sud pagano il prezzo più alto dallo smantellamento del Reddito di cittadinanza. Alla luce anche del ddl dell’Autonomia differenziata leghista si può dire che questo governo sia nemico del Mezzogiorno?
“Direi nemico dello sviluppo sostenibile e inclusivo del Paese. Ieri in Senato Fdi ha presentato emendamenti ‘centralisti’ al ddl autonomia, di segno opposto all’impostazione della Lega. E’ la prova di una maggioranza che pur di restare incollata al potere è disposta ad accettare posizioni inconciliabili e a realizzare una sorta di mercato istituzionale”.
Cancellare il diritto al reddito di cittadinanza, dice Libera, espone anche le persone al ricatto del welfare mafioso.
“Lo dimostrano alcune delicatissime indagini, in cui taluni boss sono stati intercettati mentre si lamentavano del Rdc come misura che toglieva loro una potenziale manovalanza”.
Decreto Dignità smontato, Reddito di cittadinanza idem, no al salario minimo, ritardi sul Pnrr ottenuto da Giuseppe Conte premier. È una vendetta contro il Movimento cinque stelle quella del governo?
“Temo sia frutto di un approccio ideologico che rischia di lasciare macerie nel Paese. Il governo dimostra di essere fuori dal contesto di difficoltà dei cittadini”.
La maggioranza ha deciso di rinviare il dossier sul salario minimo. È un modo per affossarlo?
“Lo vedremo presto, per ora si è trattato solo di un bluff giocato sulla pelle di quasi 4 milioni di lavoratori che percepiscono meno di 9 euro lordi l’ora. È a loro che dovranno rispondere Governo e maggioranza”.
La premier Giorgia Meloni ha aperto al confronto. C’è da fidarsi?
“Lo vedremo. L’impressione è che la Meloni abbia fatto finta di aprire solo perché dai sondaggi risulta che il 70% degli italiani è favorevole al salario minimo. Il tema non è al centro dell’Agenda di Giorgia”.
È giusto secondo lei in caso di bocciatura in Parlamento della proposta delle opposizioni sul salario minimo portare la battaglia nel Paese?
“Guardi, vedremo a settembre-ottobre. Continuare a non accettare il salario minimo sarebbe inaudito. Abbiamo anche proposto di rinunciare alle ferie e approvarlo ad agosto, ma nulla: il centrodestra ha preferito andare in vacanza”.
Cosa ne pensa del paniere calmierato contro l’inflazione lanciato da Urso?
“Siamo alle solite, come sul caro mutui e sul caro benzina. Non si adotta nessun provvedimento concreto ma ci si affida agli accordi con qualche categoria sperando che accettino di applicare tetti ai prezzi. Ci vogliono interventi tempestivi e soprattutto risorse vere. Noi per esempio abbiamo proposto l’abbattimento dell’Iva sui beni di prima necessità o un fondo contro il caro affitti per chi è in difficoltà”.