L’annuncio, a detta del Washington Post (che ha citato persone informate sulle strategia della Casa Bianca a riguardo), arriverà la settimana prossima. Il 12 ottobre. Solo allora il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, annuncerà che non certificherà il rispetto dell’accordo nucleare con l’Iran, firmato dall’amministrazione di Barack Obama. Sostenendo che non è nell’interesse degli Usa e passando la palla al Congresso, che avrà due mesi di tempo per decidere se imporre le sanzioni revocate in base all’intesa.
Una strategia che si annuncia comunque più ampia e dura, e che va oltre l’accordo in sé. Nel suo discorso, il tycoon dovrebbe illustrare cosa intende fare contro uno Stato che accusa di sponsorizzare il terrorismo e di minare la stabilità regionale, anche con la prosecuzione del suo programma di missili balistici. “Ho preso la mia decisione”, aveva annunciato durante l’assemblea generale delle Nazioni Unite, dopo aver definito un “imbarazzo” l’accordo, fortemente voluto dal suo predecessore. Da allora sono filtrate solo indiscrezioni in senso negativo, anche se il WP ha sottolineato che il piano di Trump non è completamente definito e potrebbe cambiare. Per ora, Trump si asterrebbe dal raccomandare al Congresso di reintrodurre le sanzioni, circostanza che farebbero di fatto cadere l’accordo. L’obiettivo vero sarebbe quello di creare pressione per rafforzarlo, facendo scattare la clessidra dei 60 giorni. Una sorta di ultimatum.
È l’approccio fix or nix it (correggerlo o bloccarlo) suggerito dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dal senatore Tom Cotton, uno dei falchi repubblicani sull’Iran. Ma èun espediente rischioso visto il fatto che il presidente iraniano, Hassan Rouhani, ha ribadito che Teheran non intende rinegoziare l’intesa.
Nell’amministrazione Usa non mancano le divergenze. Proprio nei giorni scorsi il capo del Pentagono, James Mattis, pur essendo ostile a Teheran, aveva spezzato una lancia a favore dell’accordo in un’audizione al Congresso, sostenendo non solo che l’Iran “ha rispettato sostanzialmente” l’intesa ma che essa “è nell’interesse degli Usa”. In sostanza, per Mattis, Trump “dovrebbe considerare di mantenerla”. Strappare l’accordo significherebbe inoltre aprire un nuovo dossier nucleare, con quello nordcoreano più caldo che mai.