Donald Trump promette di essere la voce dell’America: “Il 20 gennaio 2017 gli americani si sveglieranno finalmente in un Paese dove le leggi vengono fatte rispettare. Io sono il candidato dell’ordine e della legalità”. Queste sono le parole pronunciate da The Donald nel discorso di accettazione per la nomination repubblicana che ne fa ufficialmente il candidato alla presidenza degli Stati Uniti per il Grand Old Party, tra standing ovation, boati e festeggiamenti inimmaginabili un anno fa, quando l’istrionico miliardario lanciava la sua campagna dall’esito incerto e con quasi nessun appoggio.
Oggi la Quicken Loans Arena di Cleveland è sua. La tanto invocata unità l’ha trovata qui, il partito d’ora in poi – volente o nolente – lo seguirà. Oltre un’ora è durato l’intervento di Trump: è il più lungo discorso di accettazione della nomination da quello di Bill Clinton, nel 1996, che parlò per poco più di 64 minuti. Ed è a chiara firma Trump.
The Donald attacca a spada tratta il “politically correct”, e la “mitologia dei media”, che impediscono di vedere la realtà per quello che è. “Aumentano gli omicidi. Entrano sempre più numerosi gli immigrati clandestini. Gli afro-americani e i latinos sono più poveri oggi di quando Obama divenne presidente. I redditi delle famiglie sono più bassi che nel 2000. Il nostro deficit commerciale è ai massimi storici, 800 miliardi annui. Obama ha raddoppiato il nostro debito pubblico eppure le nostre strade cascano a pezzo, i nostri aeroporti sono da Terzo mondo. All’estero l’America è stata umiliata. Il mondo è meno sicuro e meno stabile. Tanto più, dopo che Obama mise Hillary Clinton alla guida della nostra politica estera: i suoi errori sono stati sottolineati anche da Bernie Sanders“. Il bilancio che lui traccia dei quattro anni di Hillary alla testa del Dipartimento di Stato è desolante, e purtroppo non è inesatto: dall’avanzata dello Stato Islamico alla destabilizzazione di Libia, Egitto.
“Un cambio di leadership s’impone per uscire da tutti questi problemi”. America First: lo slogan di Trump è nazionalista in un momento in cui nel mondo intero molte opinioni pubbliche chiedono proprio questo, un ripiegamento all’interno dei propri confini. “Con me, il popolo americano tornerà ad essere il primo”.
E poi il tema della sicurezza: “Renderò sicuri i nostri confini, vi proteggerò dal terrorismo. Grazie alle mie riforme economiche aggiungeremo milioni di posti di lavoro e migliaia di miliardi di nuova ricchezza”. Sull’economia riprende alcuni temi cari all’ex candidato di sinistra Bernie Sanders: accusa il capitalismo americano di essere “truccato”, di essere “venduto agli interessi delle grandi lobby”.
Ecco allora che serve un cambio di leadership, contro l’eredità di Hillary Clinton che è “morte, distruzione, terrorismo e debolezza”.