Come già accaduto due mesi fa, Donald Trump è miracolosamente scampato a un nuovo tentativo di omicidio. È successo domenica, quando il tycoon, intento a giocare una partita di golf nel suo club di West Palm Beach, è stato tratto in salvo da un agente della scorta che aveva notato la canna di un fucile spuntare dalla recinzione e puntare dritto verso il candidato repubblicano alla Casa Bianca. In pochi attimi, l’agente del Secret Service ha avuto la freddezza di aprire il fuoco in direzione dell’attentatore, mettendolo in fuga appena prima che aprisse il fuoco.
Una fuga durata poco, poiché un testimone aveva assistito all’intera scena, vedendo il sospettato scappare attraverso la vegetazione fino a raggiungere una Nissan nera, riuscendo a fotografare la vettura con la targa ben visibile. Consegnate le immagini alla polizia, gli agenti hanno rapidamente individuato l’attentatore e lo hanno fermato, scoprendo che nel frattempo era riuscito a disfarsi dell’arma. Questa, un AK-47 con mirino di precisione, è stata successivamente ritrovata tra la vegetazione, all’interno di uno zainetto in cui, secondo quanto riporta lo sceriffo Ric Bradshaw, era presente anche “una videocamera GoPro” con cui, verosimilmente, l’uomo voleva filmare l’omicidio.
Trump tra spavento e spavalderia
“Sto bene, non mi arrenderò mai” è stato il commento a caldo di Trump dopo il fallito attentato. Poco dopo, il tycoon ha scritto un post sul suo social network, Truth, per ringraziare “il Secret Service, lo sceriffo Ric Bradshaw e il suo ufficio di coraggiosi e devoti patrioti, e tutte le forze dell’ordine, per l’incredibile lavoro svolto oggi alla Trump International nel tenermi, come 45esimo presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali, al sicuro”. Un post in cui ha poi aggiunto, in modo sprezzante e ironico, che “la mia determinazione è solo più forte dopo un altro attentato alla mia vita. Il 5 novembre renderemo l’America ancora grande. È stata sicuramente una giornata interessante!”.
L’identikit dell’attentatore di Trump
Ad attentare alla vita del tycoon sarebbe stato Ryan Wesley Routh, un 58enne proprietario di una piccola impresa edile. Un uomo dal passato turbolento, con precedenti penali tra cui l’arresto del 2002 per essersi barricato in un’attività commerciale, armato fino ai denti, che per l’FBI è un noto detrattore di Trump a cui non aveva risparmiato critiche in più occasioni.
Tra gli episodi citati c’è un post pubblicato a seguito del tentativo di assassinio di Trump di luglio scorso, quando aveva incoraggiato il presidente Joe Biden e la vicepresidente Kamala Harris a visitare i feriti al raduno, visto che “Trump non farà mai nulla”. Contrariamente a quanto si possa pensare, Routh in passato era stato un sostenitore del tycoon, tanto da averlo votato alle elezioni del 2016. Un idillio durato poco, visto che nel 2020 aveva rinnegato il voto sui social: “Eri la mia scelta nel 2016, io e il mondo speravamo che il presidente Trump sarebbe stato diverso e migliore, ma siamo rimasti tutti molto delusi e sembra che tu stia peggiorando e regredendo”, per poi aggiungere una frase sinistra: “Sarò felice quando te ne sarai andato”.
Le reazioni al fallito attentato
Dopo la sparatoria, il presidente uscente Biden si è detto “sollevato che l’ex Presidente sia illeso”, aggiungendo di aver “ordinato al mio team di continuare a garantire che il Secret Service abbia tutte le risorse, le capacità e le misure di protezione necessarie per garantire la continua sicurezza dell’ex Presidente”. “Come ho detto molte volte, non c’è posto per la violenza politica o per qualsiasi violenza nel nostro Paese”, ha concluso Biden. Anche la vicepresidente e candidata del Partito Democratico alla Casa Bianca, Kamala Harris, si è detta “sollevata” che Trump “stia bene”.
Reazioni sono arrivate da tutto il mondo: il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, si è detto “scioccato dal secondo tentativo di assassinio contro” l’ex presidente e “sollevato nello scoprire che anche questo è fallito”. Solidarietà anche da Matteo Salvini che, sui social, ha affermato la sua “totale vicinanza a Trump dopo un altro tentato assassinio. Processi, violenti, fanatici e comunisti non ci fermeranno. Avanti a testa alta”, e dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán, che ha tagliato corto affermando che “è chiaro che la vita del presidente Trump è in pericolo, finché non avrà vinto. Stiamo pregando per lei, signor presidente”. Solidarietà anche da Volodymyr Zelensky, che ha condannato l’accaduto, per poi ribadire che “lo stato di diritto è fondamentale e la violenza politica non ha posto in nessuna parte del mondo”.