Trump raddoppia i dazi contro le merci importate da Pechino e scatena la furia di Xi Jinping

Trump raddoppia i dazi contro le merci importate da Pechino e scatena la furia di Xi Jinping che promette una rappresaglia

Trump raddoppia i dazi contro le merci importate da Pechino e scatena la furia di Xi Jinping

Dopo l’annuncio del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, di un raddoppio al 20% dei dazi imposti sulle merci cinesi, motivato dal mancato contenimento del traffico di oppioidi verso gli USA, non si è fatta attendere la risposta di Xi Jinping.

Secondo quanto affermato dal portavoce del Ministero degli Esteri cinese, Lin Jian, le tasse imposte dal tycoon rappresentano uno strumento di “ricatto”.

“Gli Stati Uniti usano ancora una volta la questione del fentanyl come pretesto per minacciare di imporre tariffe aggiuntive sui prodotti cinesi destinati agli USA. La Cina esprime forte insoddisfazione e si oppone fermamente, dichiarando che adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare i propri legittimi interessi”, ha affermato Lin Jian in conferenza stampa.

Trump raddoppia i dazi contro le merci importate da Pechino e scatena la furia di Xi Jinping

Il portavoce ha poi aggiunto che la Cina è uno dei Paesi con le politiche antidroga più rigorose al mondo e con la loro attuazione più completa, mentre il fentanyl “è un problema degli Stati Uniti e, in uno spirito umanitario, la Cina ha fornito supporto a Washington per affrontare questa questione”.

Su richiesta degli Stati Uniti, infatti, nel 2019 la Cina ha annunciato la regolamentazione completa delle sostanze a base di fentanyl, diventando il primo Paese al mondo a intervenire in tal senso, ha ricordato Lin.

Proprio per questo, ha concluso, gli USA sfruttano la questione del fentanyl come ‘strumento di pressione e ricatto’, agendo unilateralmente e in modo ingrato.

Ma questa strategia “rischia di avere effetti controproducenti e di compromettere seriamente il dialogo e la cooperazione nella lotta alla droga tra le due parti”, perché “pressioni, coercizioni e minacce non sono il modo corretto per trattare con la Cina”.