Michael Flynn, consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, è stato costretto alle dimissioni. Con un’accusa pesante: può essere ricattato dalla Russia. Il presidente Donald Trump perde così il primo pezzo della sua squadra a meno di un mese dall’insediamento alla Casa Bianca. Flynn è stato responsabile di un comportamento contrario alla legge: a fine dicembre aveva telefonato all’ambasciatore russo a Washington, Sergey Kislyak, proprio mentre l’allora presidente Barack Obama stava decidendo di inasprire le sanzioni contro Mosca.
Le norme vietano ai cittadini americani di prendere iniziative riguardo la politica estera del paese. Ancora di più se il cittadino in questione è candidato a diventare responsabile della Sicurezza nazionale. Inoltre, la trascrizione delle telefonate aveva inchiodato Flynn alle sue responsabilità: nel corso delle conversazioni aveva toccato la questione delle sanzioni. Un punto che, secondo gli esperti, lo avrebbe reso addirittura ricattabile. Dopo il tentativo di resistere alle polemiche, il consigliere di Trump è stato costretto a lasciare. Al suo posto arriverà il generale Davide Petraeus, ex generale della guerra in Iraq e anche ex capo della Cia.