Trump non perde tempo: negli Stati Uniti sono iniziati gli arresti e le deportazioni dei migranti clandestini. E MSF attacca: “Una stretta disumanizzante”

Trump non perde tempo: negli Stati Uniti sono iniziati gli arresti e le deportazioni dei migranti clandestini

Trump non perde tempo: negli Stati Uniti sono iniziati gli arresti e le deportazioni dei migranti clandestini. E MSF attacca: “Una stretta disumanizzante”

Se c’è una certezza, è che Donald Trump non perde tempo in chiacchiere ed è deciso a ribaltare, nel più breve tempo possibile, le politiche migratorie degli Stati Uniti. Dopo aver più volte dichiarato in campagna elettorale di voler blindare i confini con il Messico, parlando di un’emergenza migratoria fuori controllo causata dall’ex presidente Joe Biden, in appena quattro giorni dal suo insediamento è già passato dalle parole ai fatti.

Come scritto su X (ex Twitter) dalla portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, “l’amministrazione Trump ha arrestato 538 migranti clandestini criminali”, centinaia dei quali sarebbero già “stati deportati in Messico”. Secondo quanto riporta la rete televisiva CNN, i cui inviati hanno seguito e documentato le espulsioni, il primo gruppo di migranti rispediti al mittente sarebbe composto interamente “da uomini” che hanno attraversato il ponte che collega El Paso, in Texas, con Ciudad Juarez, in Messico. A scortarli, come mostrano le immagini televisive che hanno scosso l’opinione pubblica americana, letteralmente spaccata in due sulle politiche migratorie del tycoon, sono state le forze dell’ordine statunitensi, che li hanno poi consegnati alle autorità messicane.

Trump non perde tempo: negli Stati Uniti sono iniziati gli arresti e le deportazioni dei migranti clandestini

Come riporta Repubblica, a Boston si sarebbero registrate le maggiori tensioni, con gli agenti anti-immigrazione statunitensi che “sono entrati nelle case” dei sospetti clandestini, “portando via diverse persone in manette”. Alcuni di questi, secondo quanto riportano i media americani, farebbero parte “di gang di criminali haitiani”. Questi rastrellamenti stanno generando pesanti ripercussioni in tutto il Paese: molti migranti, terrorizzati dal rischio di essere arrestati e deportati, scelgono di non presentarsi al lavoro o di non mandare i figli a scuola.

La situazione è particolarmente complessa per i circa 700 mila minori clandestini che vivono e studiano negli Stati Uniti. Ora, per effetto delle nuove disposizioni, anche loro rischiano di essere rimandati nei Paesi di origine. Sempre Repubblica spiega che l’amministrazione Trump intende adottare il pugno di ferro: “espellere, anche senza processo, tutte quelle persone che hanno attraversato illegalmente il confine negli ultimi due anni”. Si tratta di un netto inasprimento rispetto alle politiche dell’ex presidente Biden, che limitavano il provvedimento agli arrivi più recenti.

Si muove anche Capitol Hill

Il decisionismo di Trump, che appare come un leader solitario in grado di approvare oltre cento ordini esecutivi nei primi giorni di presidenza, ha già trovato riflesso nella Camera e nel Senato, dove il tycoon gode di una larga maggioranza repubblicana. Da Capitol Hill è arrivato il via libera alla prima legge dell’amministrazione Trump, che introduce una stretta sull’immigrazione e prevede l’invio di militari al confine con il Messico.

Si tratta del Laken Riley Act, intitolato in memoria di una studentessa 22enne della Georgia assassinata l’anno scorso da un venezuelano senza documenti ricercato per furto. La legge, approvata con 263 voti favorevoli e 156 contrari, consente di arrestare e detenere, fino all’effettiva espulsione, tutti gli stranieri sprovvisti di documenti che abbiano commesso reati minori, incluso il semplice taccheggio. Il provvedimento è fortemente criticato dai democratici, che sottolineano come colpisca anche i richiedenti asilo.

L’allarme di MSF

Questa svolta anti-immigrazione, ampiamente annunciata da Trump, si sta rivelando addirittura più drastica del previsto. Medici Senza Frontiere (MSF) denuncia che le politiche imposte dal nuovo inquilino della Casa Bianca stanno gettando nella disperazione migliaia di migranti.

“Queste politiche disumanizzano e mettono in pericolo le persone in movimento. Abbiamo visto gli effetti devastanti di programmi come ‘Remain in Mexico’, ora reintrodotto, che costringe i richiedenti asilo a sopravvivere in ambienti ostili senza accesso ai servizi di base. La migrazione e la richiesta di asilo sono diritti, non crimini. I governi di tutta la regione, compresi Stati Uniti e Messico, devono urgentemente attuare politiche migratorie che diano priorità alle persone e alla loro protezione”, afferma Adriana Palomares, coordinatrice generale di MSF in Messico. Secondo Palomares, le nuove politiche rappresentano “un passo indietro devastante” per gli Stati Uniti in materia di diritti umani.