Di fronte allo stallo nei negoziati di pace per Gaza, determinato dalle condizioni imposte da Benjamin Netanyahu, che insiste sulla completa demilitarizzazione della Striscia, Donald Trump, anziché favorire un rilancio del dialogo, sembra voler alimentare ulteriormente le tensioni minacciando militarmente Hamas.
“Al popolo di Gaza: un bellissimo futuro vi aspetta, ma non se tenete degli ostaggi. Se lo fate, siete morti! Prendete una decisione intelligente: rilasciate gli ostaggi ora, o più tardi ci sarà un inferno da pagare!”, ha scritto l’ex presidente sulla sua piattaforma Truth Social.
Trump lancia l’ultimatum ad Hamas: “Ostaggi liberi immediatamente o sarà guerra”
Nel medesimo post, Trump ha aggiunto che Hamas deve “restituire immediatamente anche tutti i corpi delle persone che avete assassinato, o per voi è finita”. A queste parole ha risposto il movimento palestinese attraverso il suo portavoce, Hazem Qassem, che, commentando “l’ultimo avvertimento” lanciato dall’ex inquilino della Casa Bianca, ha sottolineato come “queste minacce complicano i negoziati sul cessate il fuoco e incoraggiano il governo israeliano a non rispettarne le clausole”.
Qassem ha inoltre ricordato che “c’è un accordo firmato, mediato dagli Stati Uniti, che prevede il rilascio di tutti gli ostaggi in tre fasi. Hamas ha rispettato gli impegni della prima fase, mentre Israele sta eludendo la seconda, mettendo così a rischio la sorte dei restanti ostaggi”.
A replicare è stato il Segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha lanciato un ulteriore avvertimento ad Hamas: “La gente non si rende conto che il Presidente incontra queste persone (gli ostaggi rilasciati, ndr), ascolta le loro storie, ne è indignato e giustamente. È stanco di vedere ogni fine settimana video in cui vengono rilasciati ostaggi emaciati e corpi che a volte nemmeno corrispondono… ha perso la pazienza. Non parla a caso: se dice che farà qualcosa, lo farà. E quindi è meglio che lo prendano sul serio”.
Primi scricchiolii nell’amministrazione Trump
Nel tentativo di riportare a casa i prigionieri ancora nelle mani dei terroristi, l’amministrazione Trump, secondo quanto ricostruito da Axios, ha avviato colloqui diretti con Hamas. A gestire queste trattative, con la speranza di porre fine alla guerra, è l’inviato USA per gli ostaggi, Adam Boehler, che ha incontrato esponenti del gruppo militante palestinese a Doha, in Qatar.
Secondo fonti interne alla Casa Bianca, i negoziati sarebbero iniziati già da settimane, ma solo ora, dopo la diffusione della notizia sui media, sono stati confermati ufficialmente. Le stesse fonti precisano che Netanyahu è stato informato per tempo.
Quel che è certo è che la situazione a Gaza sta generando le prime crepe nell’amministrazione Trump. A dimostrarlo sono le dimissioni, tanto inattese quanto sorprendenti, di Hans Wecksel, capo dell’Ufficio per gli Affari palestinesi degli Stati Uniti a Gerusalemme. Annunciando il suo passo indietro, Wecksel ha spiegato che la decisione è irrevocabile, dichiarando di non condividere “la direzione in cui sta andando il presidente Trump con il suo piano su Gaza”.
Gli Usa bocciano il piano di pace dell’Egitto
Il futuro della Striscia di Gaza è da giorni al centro di tensioni, ostaggio del controverso progetto di Trump, che continua a prospettare l’idea di deportare l’intera popolazione palestinese e trasformare l’area nella “Riviera del Medio Oriente”.
Un piano che ha spinto la Lega Araba ad appoggiare, seppur con diverse riserve, la controproposta avanzata dall’Egitto, che si oppone al trasferimento forzato dei palestinesi e pone l’accento sulla ricostruzione dell’enclave, sottolineando la necessità di una missione di peacekeeping.
La proposta egiziana, ancora in fase embrionale, è stata però già bocciata dagli Stati Uniti. Il portavoce del Consiglio per la Sicurezza Nazionale americano, Brian Hughes, ha respinto il piano affermando che “non affronta la realtà: Gaza è attualmente inabitabile e i suoi residenti non possono vivere in condizioni umane in un territorio coperto di detriti e ordigni inesplosi”.
Queste dichiarazioni, fortemente criticate da Hamas e dai leader del mondo arabo, sono invece state accolte con favore dall’amministrazione Netanyahu, convinta che il piano di Trump sia l’unico in grado di garantire una pace duratura nella regione.