Trump fa felici tutte le autocrazie e mette in apprensione l’Europa

Autocrazie entusiaste per la vittoria di Trump, congratulazioni formali dall’Europa e in Italia si accende il dibattito politico.

Trump fa felici tutte le autocrazie e mette in apprensione l’Europa

È successo: Donald Trump ha vinto di nuovo. La sua riconquista della Casa Bianca è stata accolta con una sfilza di congratulazioni, ma il fervore maggiore viene dai leader che governano con pugno di ferro. Come a trovare in lui uno specchio delle loro ambizioni, capi di Stato di paesi autoritari hanno salutato Trump come un alleato, un modello di forza politica e autonomia da celebrare. E mentre in Europa le congratulazioni si mantengono sul filo della diplomazia, in Italia si accendono le prime controversie.

Orban e la “vittoria necessaria” di Trump

Il primo ministro ungherese Viktor Orban, senza mezzi termini, ha esaltato la vittoria di Trump come “necessaria per il mondo”, un segno che la storia politica si può riscrivere sfidando ogni previsione. Con la sua nota retorica populista, Orban saluta un presidente che interpreta la politica come una sfida ai limiti imposti dai diritti umani e dalle istituzioni internazionali. Per Orban, Trump rappresenta una conferma: la sovranità si difende ad ogni costo, non importa quale sia il prezzo per la democrazia.

Bolsonaro: “Il ritorno del guerriero”

In Brasile, Jair Bolsonaro lo definisce un “guerriero” capace di tornare alla guida del paese dopo “persecuzioni” e “processi ingiusti”. Con una narrativa che riflette la sua stessa vicenda, Bolsonaro vede in Trump un amico e un esempio di come il consenso possa sfidare la giustizia e le opposizioni. È quasi una chiamata alle armi per i movimenti conservatori, che sperano di risalire con lui in tutto l’Occidente.

Erdogan e l’amico Trump

Non meno caloroso, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha salutato Trump come un “amico”, augurandosi che la sua vittoria sia “benefica” per il popolo turco e per tutto il mondo. Erdogan, che spesso si è opposto alla pressione occidentale in favore dei diritti umani, guarda a Trump come a un leader disposto a tollerare l’autocrazia, pur di mantenere rapporti strategici. In fondo, il presidente turco vede nella Casa Bianca di Trump la speranza di una politica americana meno critica e più accomodante verso il suo stile di governo.

Le reazioni in Europa alla vittoria di Trump

In Europa, le congratulazioni sono più contenute. Emmanuel Macron, il presidente francese, ha inviato un messaggio formale, dicendosi “pronto a lavorare insieme”, ma senza lo slancio di altri. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha espresso la speranza di continuare a lavorare per un’“agenda transatlantica forte”. In realtà, i leader europei osservano con prudenza, consapevoli che Trump rappresenta un’incognita nelle relazioni tra Stati Uniti ed Europa.

Le congratulazioni italiane e il dibattito nel governo 

Anche in Italia, la vittoria di Trump ha sollevato discussioni all’interno della maggioranza. Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, ha augurato a Trump “buon lavoro”, sottolineando la volontà di rafforzare i legami con gli USA. Tuttavia, Matteo Salvini, leader della Lega e vicepresidente del Consiglio, ha trovato occasione per rilanciare il suo tema preferito: l’immigrazione. Secondo Salvini, la vittoria di Trump è “una lezione” che mostra come si possa gestire l’immigrazione senza l’intralcio dei giudici, una frecciata alla magistratura italiana.

Nel fronte opposto, Mariolina Castellone del Movimento 5 Stelle ha messo in evidenza le contraddizioni interne alla maggioranza, osservando come Trump incarni posizioni vicine a quelle della coalizione al governo. Il presidente del M5S Conte parla di “una vittoria netta, estesa anche al voto popolare” e tra le sfide del neo presidente cita anche “fermare le guerre in corso”. E non sono mancate le critiche dal centro-sinistra: Ivan Scalfarotto di Italia Viva ha parlato di un rifiuto del modello di “democrazia liberale” da parte dell’elettorato americano, mentre Carlo Calenda, leader di Azione, ha descritto l’elezione di Trump come un segnale che “l’Occidente vive la sua ora più buia”. Per Lia Quartapelle, Pd, saranno “quattro anni molto duri”.