“L’Ucraina non può vincere”, Trump mette alle strette Zelensky

Trump chiama Zelensky e lo mette alle strette: "Impossibile riconquistare i territori persi, è tempo di chiudere la guerra"

“L’Ucraina non può vincere”, Trump mette alle strette Zelensky

Dopo aver telefonato a Vladimir Putin, Donald Trump ha alzato la cornetta per parlare anche con Volodymyr Zelensky, nel tentativo di dare ulteriore slancio al suo piano di pace. Un dialogo franco, durante il quale l’inquilino della Casa Bianca e il presidente ucraino hanno concordato, seppur con molte riserve, sulla necessità di “iniziare immediatamente a lavorare per porre fine al conflitto” con la Russia.

A darne notizia è stato Andriy Yermak, capo di gabinetto di Zelensky, secondo cui la conversazione tra i due leader sarebbe andata “molto bene”, dimostrando che entrambi condividono un obiettivo comune. Tuttavia, questa versione appare poco credibile alla luce delle dichiarazioni rilasciate successivamente da Trump, che ha fornito un racconto ben diverso: “Riusciremo a ottenere un cessate il fuoco in un futuro non troppo lontano”, ha affermato, sottolineando che “è molto improbabile” che, continuando a combattere, “l’Ucraina possa riconquistare il territorio perduto e tornare ai suoi confini del 2014”.

Trump chiama Zelensky e lo mette alle strette: “Impossibile riconquistare i territori persi, è tempo di chiudere la guerra”

Queste parole sembrano suggerire che, per Trump, non esiste alternativa alla cessione del Donbass alle forze russe, che negli ultimi tre anni di guerra hanno progressivamente consolidato il loro controllo sulla regione.

Ma non è tutto. Trump ha anche affrontato il tema della leadership ucraina, dichiarando che, pur non escludendo Zelensky dalle trattative di pace, “a Kiev presto dovranno esserci elezioni”. Un’affermazione che potrebbe sembrare di poco conto, ma che in realtà ha un peso politico significativo: il ritorno alle urne in Ucraina è una delle condizioni poste da Putin per avviare un negoziato. Ribadire questa posizione, per molti osservatori, sarebbe la prova di un’intesa già esistente tra il tycoon e lo zar.

L’irritazione degli alleati europei

A sostenerlo è il New York Times, secondo cui, per Putin, la telefonata con Trump ha segnato un “punto di svolta grande quanto una vittoria sul campo di battaglia”. Il quotidiano sottolinea che il colloquio conferma la visione del Cremlino, ovvero che Russia e Stati Uniti stiano trattando da pari il destino dell’Ucraina.

Sempre secondo il New York Times, questa telefonata rappresenterebbe il segnale più chiaro del fatto che Putin, nonostante i gravi fallimenti militari della Russia dall’inizio della guerra, possa ancora emergere dal conflitto con una mappa geopolitica ridisegnata e una maggiore influenza sull’Europa. Inoltre, il giornale evidenzia il rischio di un possibile disimpegno degli Stati Uniti dalla regione, un’eventualità che preoccupa gli alleati europei.

Le reazioni non si sono fatte attendere. Diversi leader europei hanno espresso forte irritazione, lamentando di non essere stati informati in anticipo della telefonata tra Trump e Putin. John Healey, ministro della Difesa del Regno Unito, ha dichiarato che “non ci possono essere negoziazioni su questioni riguardanti l’Ucraina senza l’Ucraina. La voce di Kiev deve essere al centro di ogni trattativa”.

Sébastien Lecornu, ministro della Difesa francese, ha messo in guardia Trump dal rischio di arrivare a una “pace attraverso la debolezza”. Boris Pistorius, ministro della Difesa tedesco, è stato ancora più duro, definendo “deplorevole” il fatto che “gli Stati Uniti abbiano fatto concessioni alla Russia prima ancora dell’inizio dei negoziati”.

Anche il segretario della NATO, Mark Rutte, ha espresso perplessità, ribadendo che al tavolo della pace dovranno essere presenti anche i leader europei e sottolineando la necessità di rafforzare il sostegno militare all’Ucraina. Rutte ha inoltre avvertito che, per il futuro dell’Alleanza Atlantica, sarà essenziale che tutti gli Stati membri aumentino la produzione di armi il più rapidamente possibile, così da essere pronti ad affrontare qualsiasi minaccia.