Il Consiglio dei Ministri ha approvato salvo intese anche il decreto sulla Brexit, in cui sono state introdotte le norme sul Golden Power per il 5G e quelle per i risarcimenti ai risparmiatori truffati dalle banche. Inoltre la bozza esaminata a Palazzo Chigi prevede che le banche inglesi e le società di assicurazione che operano in Italia andranno incontro a pesanti limitazioni (dal divieto di concludere nuovi contratti, al continuare a prestare di servizi di investimento in favore dei risparmiatori, fino alla cessazione dell’attività), e per evitare ritorsioni sull’acquisto dei nostri titoli di Stato il Governo è corso ai ripari.
Infatti, nel caso in cui il Governo di Theresa May non dovesse trovare un accordo con Bruxelles, visto e considerato che le banche inglesi sono grandi acquirenti dei nostri titoli di debito pubblico, potrebbe accadere che gli Istituti di Credito del Regno Unito riducano la sottoscrizione di Bot, Cct, Btp e Ctz, che servono a finanziare il nostro Stato. Per ovviare a tale inconveniente il decreto Brexit prevede che “possono essere ammessi alle negoziazioni per conto proprio sulle sedi di negoziazione all’ingrosso di titoli di Stato, in qualità di membri o partecipanti” l’equivalente della nostra Cassa Depositi e Prestiti dei seguenti 17 paesi europei: Belgio, Danimarca, Germania, Estonia, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo, Slovenia, Finlandia e Svezia. Un modo per aumentare la platea dei potenziali sottoscrittori di titoli di Stato italiani.