Il caso Macchi rappresenta solo l’ultimo dei tanti errori giudiziari commessi in Italia, come indicano le rilevazioni condotte dall’Osservatorio per l’errore giudiziario dell’Unione delle camere penali italiane.
Troppi errori giudiziari
Il gip del Tribunale di Varese prestò il consenso alla distruzione degli indumenti della vittima, inclusi i vetrini con il liquido seminale. Era un caso di stupro e omicidio quello di Lidia Macchi, uccisa con 29 coltellate il 5 gennaio 1987 a Cittiglio (Varese) da un uomo di cui oggi non conosciamo il nome ma per il quale è stato detenuto per 35 anni Stefano Binda, 53nne ex compagno di liceo della vittima e amico di militanza in Comunione e Liberazione.
Unico imputato nel processo, assolto nel gennaio 2021 dalla Cassazione dopo che il caso è stato riaperto 7 anni fa dalla Procura generale di Milano e risarcito per ingiusta detenzione dalla Corte di Appello di Milano con un rimborso di 303.227,38 euro: 235,83 euro per ognuno dei 1286 giorni trascorsi in carcere, a cui si aggiungono 1500 euro di spese versate dal Ministero dell’Economia.
Nessuno potrà mai restituire anni di vita persi e il marchio che una detenzione può stampare su una persona però il procedimento esiste e costa ogni anno 28 milioni di euro allo stato. Il caso Macchi è solo l’ultimo di una lunga lista di errori giudiziari che costano ai contribuenti lombardi 1,5 milioni di euro all’anno.
Numeri ufficiali al ribasso, stando alle rilevazioni dell’Osservatorio per l’errore giudiziario dell’Unione delle camere penali italiane, con tanto di “sommerso ancora nascosto perché non sempre il cittadino ha voglia di intraprendere l’iter giudiziario” ha dichiarato alla stampa Paola Farinoni, avvocato dell’ente che lo scorso marzo ha partecipato alla stesura del testo della proposta di legge per istituire una Giornata Nazionale per le vittime degli errori giudiziari (17 giugno, giorno dell’arresto nel 1983 di Enzo Tortora il cui processo è diventato simbolo della malagiustizia).
Con l’accusa di falso in bilancio è stata detenuta ingiustamente Giulia Ligresti, ad esempio, riconosciuta innocente come il resto della famiglia il cui indennizzo, stabilito lo scorso maggio, coprirà solo una parte dei giorni trascorsi in cella e ai domiciliari: sedicimila euro per 16 giorni.
In Lombardia un arrestato su dieci finisce assolto
Il trend degli errori giudiziari è costante in Lombardia, con una media superiore ai 40 casi all’anno. Più di tre al mese. Stando ai numeri relativi alle misure cautelari, a Milano uno su tre finisce in carcere: il 37,7% nel 2021 (28,7 % sulla media italiana).
“Le misure personali custodiali (carcere, detenzione domiciliare o in luogo di cura) rappresentano il 65% del totale ma il 10% dei procedimenti in cui è stata emessa una misura coercitiva si conclude con assoluzione o proscioglimento”. In termini di rimborsi, il carcere ingiusto disposto dai tribunali che fanno parte dei due distretti delle Corti d’Appello di Milano e di Brescia è costato circa 1,5 milioni di euro nel 2019 e nel 2020, con un lieve calo nel 2021 dovuto al Covid che ha rallentato tutta l’attività giudiziaria.
Nel dettaglio, nel 2020 la Corte d’Appello di Milano ha disposto 39 ordinanze con un importo medio di 34 mila euro mentre il distretto di Brescia ne ha liquidati 35.641, per risalire sopra i 10mila nel 2021. Se ogni attività umana comporta un margine di errore, bisogna rispettare i principi costituzionali della presunzione d’innocenza e della condanna al di là di ogni ragionevole dubbio.
La custodia cautelare in carcere dovrebbe essere il rimedio estremo. Dal 1992 ad oggi lo Stato ha invece rimborsato una media di 28 milioni all’anno, 900 milioni di euro dal 1992 ad oggi. Somme pagate dai cittadini. Per fortuna la legge fissa un tetto massimo per la riparazione dell’ingiusta detenzione di 516.456,90 euro che corrisponde a 235,82 euro per ogni giorno di galera.