Nessuno paga per l’eterna sprecopoli italiana. O almeno lo fanno davvero in pochi. Anche quando davanti a clamorosi sperperi di denaro pubblico interviene la Corte dei Conti e si arriva a una condanna definitiva per politici o funzionari che con le loro condotte hanno danneggiato gli enti in cui lavorano. Riscuotere le somme che i colpevoli sono condannati a risarcire è difficile per piccole e grandi strutture. In cinque anni, dal 2013 al 2017, a fronte di condanne per un totale di quasi due miliardi di euro, lo Stato è riuscito così a recuperare poco meno del 14% di quella somma, dunque circa 280 milioni.
Quarantasette senatori del Movimento 5 Stelle vogliono invertire tale rotta e hanno firmato un disegno di legge della senatrice Agnese Gallicchio, un’impiegata pubblica di Potenza, al fine di affidare l’esecuzione delle sentenze direttamente all’Agenzia delle entrate e garantire così il recupero del denaro che darebbe ossigeno alle casse di tanti enti perennemente in rosso.
LA PIAGA. Quando le condanne emesse dai giudici contabili diventano definitive a doversi occupare dell’esecuzione delle sentenze, per far pagare ai condannati i risarcimenti, sono gli stessi enti pubblici danneggiati e che devono quindi riscuotere quelle somme. Il sistema però non funziona. Troppe amministrazioni restano inerti o tardano a notificare la sentenza al condannato, che spesso è l’amico vicino di scrivania di chi dovrebbe far rispettare il provvedimento della Corte dei Conti. Non funziona neppure il recupero del credito erariale attraverso la ritenuta sulle somme dovute al condannato, considerando i limiti di pignorabilità su stipendi e pensioni. E se si finisce davanti al Tribunale non va meglio: troppi enti non hanno le risorse necessarie per pagare le spese legali.
Vi sono infine profonde differenze tra regione e regione. Negli ultimi anni sono riusciti a recuperare quasi tutte le somme loro dovute solo gli enti pubblici della Valle d’Aosta, della Liguria, della Sicilia e del Veneto, mentre il Lazio, dove hanno sede le principali strutture della pubblica amministrazione, ha incassato appena il 9,3% dei risarcimenti previsti dalle varie condanne, e il recupero si avvicina allo zero in Sardegna, Marche, Molise e Abruzzo. In totale mancano all’appello un miliardo e 690 milioni.
CAMBIARE SI PUO’. Per i 47 senatori firmatari del disegno di legge per modificare il codice di giustizia contabile una soluzione c’è. Ed è urgente trattandosi di vicende “particolarmente odiose perché commesse da dipendenti o funzionari infedeli che colpiscono all’interno delle pubbliche amministrazioni”. Gli onorevoli pentastellati hanno infatti proposto una norma per far eseguire le sentenze direttamente all’Agenzia delle entrate e affidare la notifica di tali provvedimenti al pubblico ministero competente per territorio, incaricando quest’ultimo anche di iscrivere a ruolo i crediti.