Dario Carotenuto, deputato del Movimento Cinque Stelle, napoletano doc. Cosa ci dice la tragedia di Scampia? Era un disastro annunciato?
“Innanzitutto che due persone sono morte e altre, compresi due bambini, lottano tra la vita e la morte. Il mio pensiero va innanzi tutto a loro e subito dopo ai tanti sfollati che stanno vivendo momenti di tensione e paura. Ci dice anche che viviamo in un Paese dove la marginalità e il degrado sono la quotidianità per migliaia di cittadini e la politica non solo non coglie questa emergenza ma sembra porsi l’obiettivo di alimentare le disuguaglianze”.
C’è un’emergenza abitativa in Italia. Cosa fare per affrontarla?
“L’emergenza abitativa è sotto gli occhi di tutti, non certo da oggi. Sono circa 30 anni che in Italia, ma in particolare in Campania, non esiste un piano per la costruzione di nuovi alloggi popolari. Questa situazione ha portato a situazioni paradossali come quella delle vele di Scampia, che però non è una situazione molto diversa da quella che si vive in altre periferie delle grandi città, purtroppo”.
Quanto successo a Scampia ci suggerisce anche quanto sia importante e doveroso occuparsi delle nostre periferie. Il governo però circa un anno fa, dai fondi del Pnrr, ha tagliato quasi sei miliardi di euro destinati alla rigenerazione urbana, tra cui Scampia, lo Zen a Palermo e molte altre periferie italiane. È così?
“Il governo con la rimodulazione del Pnrr ha semplicemente preso tempo e rinviato la risoluzione dei problemi. Chi ne ha pagato le maggiori conseguenze sono le grandi città, come Napoli. Anzi a essere messe nel mirino sono proprio le periferie delle grandi città, che erano appunto destinatarie dei progetti di rigenerazione urbana. La situazione di Scampia, come dicevo, è identica a quella delle periferie di altre metropoli. Il modo in cui il governo ha rivisto il Pnrr ha creato un danno enorme”.
A pagare il prezzo sono sempre le persone più fragili?
“Purtroppo è cosi. Anche se voglio ampliare il ragionamento. Chi occupa la casa di un legittimo assegnatario o occupa la casa di chi ha fatto sacrifici tutta la vita per comprarla è un criminale e non ci deve essere nessuna tolleranza per questi fenomeni. Ma la maggior parte delle occupazioni derivanti dall’emergenza abitativa non appartengono a questa categoria di persone. Va detto che abbiamo un serio problema di salari e ci sono tantissimi lavoratori poveri che non sono nelle condizioni di permettersi un affitto, come se non bastasse il governo ha eliminato il sostegno alle persone più fragili togliendo il reddito di cittadinanza. Non giustifico chi occupa immobili vuoti ma la soluzione è che le istituzioni reagiscano e portino soluzioni. Per tutti”.
La tragedia di Scampia è una sconfitta per lo Stato?
“Ogni volta che una vita umana si perde in un contesto di marginalità sociale ci troviamo di fronte ad un fallimento. Però tengo a dire che oggi a Scampia lo Stato c’è ed è presente. Le istituzioni, insieme a cittadini e comitati hanno contribuito a trasformare quel territorio martoriato dalla camorra in qualcosa di diverso. Questa presenza l’hanno ribadita stanotte i Vigili del fuoco, il consigliere Salvatore Musella, il presidente della Municipalità Nicola Nardella e l’assessore comunale Luca Trapanese. Per citare degli esempi. Ricordo cos’era Scampia negli anni ‘90, sarebbe ingiusto non vedere come sia cambiato quel territorio”.
Il governo pensava col decreto Caivano di risolvere i problemi?
“Il decreto Caivano non ha risolto nessun problema in maniera organica, ma soprattutto ha ribadito un approccio unicamente repressivo davanti a fenomeni sociali complessi. Il risultato è che oggi abbiamo un boom di minori in istituti penali. Siamo certi sia questa una soluzione?”.
La procura di Crotone ieri ha chiuso le indagini relative alla strage di Cutro. Secondo lei ci sono state anche responsabilità politiche alla base del mancato intervento?
“Eventuali responsabilità andranno accertate dalle autorità competenti, ma è chiaro che c’è un clima creato da questo governo, che ha contribuito a una situazione drammatica. Meloni e Salvini hanno fatto per anni becera propaganda sul tema dell’immigrazione. Poi hanno deciso di fare interventi spot, quindi hanno smesso di parlarne, senza però risolvere davvero nulla. Salvare le persone in mare è un imperativo morale. Affrontare il tema globale delle migrazioni senza negarlo è semplicemente necessario e possiamo farlo solo sui tavoli europei”.