Il referendum sulle trivelle non ha centrato il quorum. La consultazione non è così valida, anche se la vittoria va ai “sì”. L’affluenza finale è stata del 31,19%, considerando anche le sezioni estere. L’esito si era delineato già dal mattino: alle ore 12, infatti, si era recato alle urne l’8,30% degli aventi diritto. Alle 19 la partecipazione aveva toccato il 23,5%, al di sotto del 30% fissato dai sostenitori del sì.
Per rendere valida la consultazione era necessario il raggiungimento del quorum del 50% più 1. Un compito difficile come avevano ammesso in privato anche i sostenitori del “sì”. Tuttavia, la partecipazione era ritenuta importante per comprendere il livello di coinvolgimento del corpo elettorale.
A urne chiuse il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha parlato a Palazzo Chigi, rivendicando la vittoria. “I vincitori sono gli ingegneri e gli operai, lavoratori delle piattaforme”, ha detto il premier, manifestando “massimo rispetto per tutti gli italiani andati al voto, comunque essi abbiano votato. Chi vota non perde mai”. Il suo vero obiettivo, però, è stato il comitato promotore: “Gli sconfitti ci sono, sono quei consiglieri regionali e alcuni presidenti di regione che hanno voluto cavalcare questo referendum per esigenze personali. Per esigenze di conta interna da parte di qualcuno”.
Per quanto riguarda il voto, com’era facilmente intuibile, a vincere è stato il “sì”, che ha raggiunto l’85,85% dei voti. Voti, però, come detto nulli poiché lontani dal quorum:
I DATI – Solo in Basilicata il quorum è stato superato., con il 50,16% di voti Mentre in Puglia, che pure vedeva il governatore Michele Emiliano in prima linea, il dato si è attestato poco sopra il 41%. Molto bassa la partecipazione in Trentino-Alto-Adige, bloccata al 22%. Anche in Campania, Calabria e Sicilia la stragrande maggioranza degli elettori ha disertato il voto con un’affluenza al 26%. Ecco, di seguito, i dati Regione per Regione:
COSA CHIEDEVA IL QUESITO – L’unico quesito su cui si sono espressi l’elettore riguardava la possibilità di sfruttare il giacimento fino all’esaurimento dello stesso oppure se al termine della concessione si può avviare la revoca. La polemica è stata molto forte, anche tra le regioni. Ma in particolare lo scontro è stato favorito dall’appello all’astensionismo lanciato dal premier. Una decisione che ha creato spaccature all’interno del Partito democratico. Tuttavia, a urne aperte, il dibattito si è surriscaldato anche per il tweet derisorio del deputato dem, Ernesto Carbone.