Forse il governo con i militari ha un problema più serio della ribellione di qualche manipolo di studenti inermi che manifestano con la pace. Ieri il presidente della Corte militare di appello Giuseppe Mazzi in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario militare ha detto che sono triplicati i delitti di insubordinazione con minaccia o ingiuria (11,02% rispetto al precedente anno, attestato a 4,46%).
Raddoppiata anche la percentuale dei reati di disobbedienza (14,41%). Il procuratore generale militare Marco De Paolis ha spiegato anche che il numero di appartenenti alle Forze Armate iscritti nel registro delle notizie di reato è leggermente aumentato, “giacché dalla cifra di 1.749 unità registrate nel 2022 si è passati a quello di 1.830 militari iscritti nel 2023. Rispetto al quinquennio, tuttavia, si registra però un significativo aumento: dalle 1.563 unità del 2018, alle 1.830 nel 2023, con una percentuale in aumento pari al 17% rispetto, appunto al 2018”.
Reati con le stellette
I reati contro il servizio e contro la disciplina militare sono il 69% del totale cui fanno seguito i reati contro il patrimonio o l’amministrazione militare (circa 18,5%) e quelli contro la persona (circa 11,5%). De Paolis ha spiegato che “i primi sono ancora in aumento rispetto al passato, giacché per essi si registra un aumento pari circa al 4% rispetto scai valori dell’anno 2022 e di circa il 23% rispetto al 2019). Esaminando più nel dettaglio le statistiche, è possibile rilevare come (analogamente all’anno precedente), al primo posto fra i reati iscritti più frequentemente figurino le fattispecie di distruzione o deterioramento di cose mobili militari (722), seguite da quelle di truffa (191), di violata consegna (96) e di diffamazione (89).
Ad essi, quest’anno si è aggiunta la fattispecie del furto militare (con 123 episodi)”, ha aggiunto il procuratore generale. Come per la giustizia penale e civile sono in diminuzione i procedimenti arrivati in definizione, sintomo di un’evidente carenza di risorse e di organico. Negli ultimi dodici mesi sono stati 100 rispetto ai 133 del 2022 e 150 del 2021. Aumentano leggermente, invece, i procedimenti sopravvenuti: 128 nel 2023, 114 nel 2022 e 140 nel 2021. I procedimenti pendenti a fine anno sono risultati 51, contro i 23 del 2022 e i 42 del 2021.
In merito ai tempi di definizione dei procedimenti si è registrato un aumento: 123 giorni nell’ultimo anno, rispetto a 114 nel 2022 e 182 giorni nel 2021. ‘’Presso i tre Tribunali militari, di Roma, Verona e Napoli, risultano sopravvenuti 217 procedimenti (nello specifico, 95 a Roma, 55 a Verona e 67 a Napoli) e ne sono stati definiti 185, con una pendenza totale, al termine dell’anno, di 206 procedimenti – si legge nella relazione -. I giudici per le indagini preliminari hanno registrato la sopravvenienza di 1553 procedimenti (in linea sostanzialmente con l’anno precedente, quando il dato si attestava a 1.549 sopravvenuti; ne hanno esauriti 1.663, con una pendenza finale di 203 procedimenti”.
Le Forze armate e gli abusi in caserma
Per il procuratore generale De Paolis il nonnismo, assai diffuso negli anni ottanta e novanta nelle caserme italiane, “ha cessato ormai da tempo, fortunatamente, di interessare le nostre Forze Armate”. Rimane invece il problema delle molestie sessuali: “Il comportamento di molestia sessuale, – ha spiegato De Paolis – che non sempre si esaurisce in un atto che si perfeziona istantaneamente, ma che invece spesso perdura nel tempo ripetendosi più volte finisce anche per turbare ed alterare i rapporti all’interno di un reparto e a incidere sulla corretta funzionalità dei servizi”.
Per questo il procuratore chiede “non solo di sanzionare adeguatamente le condotte illecite, ma anche di prevenirle attraverso una efficace attività di formazione del personale militare compresi i comandanti di corpo”. Forse il governo con i militari ha un problema più serio della ribellione di qualche manipolo di studenti inermi che manifestano per la pace.