Il Rapporto annuale dell’Istat certifica che in Italia la povertà assoluta ha raggiunto i livelli più alti dal 2014. Pasquale Tridico, ex presidente dell’Inps e candidato 5 Stelle in Ue, quanto incide su questo dato la cancellazione del Reddito di cittadinanza e quante sono le colpe del governo?
“Sicuramente la cancellazione del Reddito di cittadinanza ha influito su questo dato record. L’Assegno di inclusione, che ha sostituito il Reddito di cittadinanza, ha visto ridotta la platea dei beneficiari di quasi 1 milione di famiglie, ma la cosa che ritengo più preoccupante è il senso di rassegnazione di queste persone che vivono in questa condizione di indigenza. Questo governo non sta costruendo nessuna possibilità di riscatto e sta piano piano smontando quell’ascensore sociale che è stata la forza del nostro boom economico degli anni 60’ e 70’. Con una furia ideologica mai vista hanno tagliato il Reddito di cittadinanza facendo cassa sui poveri e tutto questo solo per compiacere qualche falco dell’austerity che siede a Berlino o Bruxelles”.
I dati Istat dicono che il Reddito ha permesso a oltre un milione di italiani di uscire dalla povertà: queste persone rischiano di piombare in una situazione di estrema difficoltà?
“In una intercettazione telefonica un boss mafioso si lamentava che il Reddito di cittadinanza toglieva manodopera alla mafia. È del tutto evidente che senza questo strumento c’è il rischio che molti disperati si abbandonino nelle mani sbagliate. Il dato emerso dal Rapporto Istat che mi preoccupa maggiormente è sicuramente quello dell’incidenza della povertà sui bambini. Nel 2023 si sono registrati ben 1,3 milioni di minorenni in condizioni di povertà assoluta: il 14% del totale. Questi non sono numeri di un Paese del G7 ma di un Paese in via di sviluppo e quello che fa più male è la totale indifferenza del governo. I bambini sono il nostro futuro”.
Di recente, la Commissione Ue ha bocciato l’Assegno di inclusione sostenendo che fa aumentare la povertà: il governo Meloni sta condannando decine di migliaia di famiglie?
“Sull’Assegno di inclusione la Commissione europea ci ha dato ragione. Nel report elaborato nel quadro del semestre europeo si legge che questa misura presa dal governo Meloni aumenta la povertà. Ecco perché secondo noi bisogna ritornare al Reddito di cittadinanza. In Europa ci batteremo per questa misura e in particolare per una direttiva sul reddito di cittadinanza europeo che nella nostra visione deve costituire il baricentro dell’Europa sociale”.
Secondo il Rapporto a crescere sono anche i lavoratori poveri, soprattutto tra i dipendenti: l’unica soluzione è il salario minimo?
“L’Istat fotografa quello che milioni di famiglie vivono sulla loro pelle da anni. Il nostro Paese è l’unico in Europa in cui i salari sono addirittura diminuiti rispetto a 30 anni fa. Poi l’inflazione record di questi ultimi due anni ha falcidiato il potere di acquisto delle famiglie. In Belgio è in vigore una legge che adegua automaticamente gli stipendi al livello dell’inflazione. Questa è forse una misura forte che funziona, così come funziona il salario minimo. Dove esiste infatti tutti gli stipendi sono cresciuti perché con i minimi tabellari aumentano proporzionalmente tutti i livelli. Faccio un paio di esempi: negli ultimi 30 anni in Germania i salari sono aumentati del 33,7%, in Francia del 31,1%. In Italia invece -2,9%”.
Un altro dato è quello sul crollo dei salari e del potere d’acquisto: l’occupazione cresce, ma con stipendi da fame?
“In Italia il lavoro c’è, ma è di bassa qualità. Il dato del tasso di occupazione contabilizza anche i cassaintegrati a tre mesi e chi lavora saltuariamente e quindi non può essere considerato come il solo indicatore per misurare lo stato di salute della nostra economia. Per capire l’andamento del mercato del lavoro cito i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps: nel 2023 rispetto all’anno precedente sono diminuiti i contratti a tempo indeterminato del 3% e sono aumentati quelli a lavoro intermittente, +5%, a tempo determinato, +3%. Insomma, crescono i precari e diminuisce l’intensità lavorativa. Inoltre aumentano i part time involontari soprattutto tra le donne, anziché full time”.
Il Rapporto sul Bes, invece, dimostra che aumentano le persone con contratti a termine da più di 5 anni: i lavoratori italiani sono condannati a una precarietà infinita? Cosa si può fare?
“Noi vogliamo invertire rotta partendo dal cosiddetto ‘lavoro buono’ che è quello stabile e ben retribuito. Prendendo spunto dall’esperienza del Decreto Dignità in Italia, poi replicata in Spagna nel 2023, chiederemo alla prossima Commissione europea di impegnarsi nel garantire degli standard minimi per i contratti di lavoro attraverso una ‘direttiva dignità’ che contenga la necessità di una causale per stipulare un contratto a tempo determinato e un limite più basso alla durata e ai rinnovi di tali contratti”.