di Nicoletta Appignani
Sono quasi un migliaio gli uffici giudiziari che dovranno essere chiusi il 13 settembre 2013. Ma l’8 maggio il Tar del Lazio ha aperto un piccolo spiraglio di speranza per la sede distaccata di Ostia: accolta la richiesta di sospensiva dell’associazione Colleganza Forense e invio degli atti alla Corte Costituzionale.
Due anni di lotte
Il governo Berlusconi, con la legge 148/2011 di conversione della manovra economica bis, ha delegato l’esecutivo a riformare la geografia giudiziaria in Italia. I decreti a riguardo, varati dal governo Monti, sono stati due: il 155 e il 156 del 2012. Il primo riguarda i tribunali e il secondo gli uffici dei giudici di pace. In sintesi, per i tagli della spending review, è stata prevista la soppressione di 31 tribunali e procure, 220 sezioni distaccate e 667 uffici del giudice di pace. Il tutto però senza tenere minimamente conto della reale situazione delle sedi giudiziarie. Si lamentano, per esempio, gli avvocati e i cittadini di Amatrice, che adesso per discutere una causa dovranno arrivare fino al Tribunale di Rieti, quando sarebbe molto più semplice rivolgersi a quello di Ascoli Piceno, meno distante. Ed è solo uno dei molti casi.
I dubbi sui benefici
Ma tutto questo è stato pensato nell’interesse del risparmio. O almeno così sembra, considerato che l’argomento, molto dibattuto, incontra lo scetticismo sia degli avvocati che dei cittadini. I primi fanno notare, infatti, che il nuovo assetto giudiziario comporterà un aumento stratosferico dei costi relativi alle notifiche ed ai pignoramenti, in considerazione della distanza chilometrica. Costi che ovviamente si riverseranno sul cliente, costretto a fare i conti anche lui con diversi problemi: una multa presa nel comune di Porretta Terme, ad esempio, porterà il cittadino a discutere la causa al tribunale di Bologna. Il che si traduce in permessi dal lavoro e ore di traffico.
Prescrizione facile
Senza parlare poi dei procedimenti penali, che potrebbero ricominciare ex novo in una nuova sede giudiziaria, rischiando di non terminare in tempo e di causare le prescrizioni dei reati. Un caso, questo, tutt’altro che lontano dalla realtà, se si considera ad esempio quello che potrebbe accadere con la soppressione del tribunale di Gaeta, dove si sta discutendo il processo delle due studentesse morte nel crollo di Cala Rossano a Ventotene. E ancora, bisogna anche tenere conto delle conseguenze nei tempi della giustizia. Quanto sarà costretto a sborsare lo Stato per i risarcimenti, già consistenti, a causa dell’irragionevole durata dei processi?
Il precedente di Ostia
Una grande vittoria, quindi, la sentenza del Tar del Lazio dell’8 maggio: un precedente importante che fa ben sperare gli avvocati e che riguarda una sede giudiziaria di non poca rilevanza: infatti quello di Ostia, pur essendo una sezione distaccata, è il tredicesimo tribunale d’Italia per popolazione di riferimento. Ma nel frattempo i problemi sono iniziati: nel girone infernale del tribunale di Roma, tristemente noto per le file interminabili che partono dalle prime ore dell’alba, sono già arrivate alcune cause di Ostia. “I vari presidenti dei tribunali accorpanti hanno iniziato a emettere dei provvedimenti che in qualche modo anticipano la chiusura”, spiega l’avvocato Antonino Galletti, consigliere dell’Ordine degli avvocati di Roma che, come membro dell’Organismo unitario dell’Avvocatura, ha iniziato da subito ad occuparsi del problema. “Ovvero, buona parte del contenzioso civile questo mese è già passato nelle già ingolfatissime aule romane”. Un fatto, questo, che è avvenuto anche in Sardegna, dove il Tar però ha annullato i provvedimenti del tribunale di Tempio Pausania che anticipavano la chiusura della sezione distaccata di Olbia. Adesso non resta che aspettare il prossimo 2 luglio, quando la Corte Costituzionale si esprimerà sulle ordinanze di rimessione presentate. E forse metterà fine a questa rivoluzione.