Una sentenza storica che mette un punto fermo ad un’annosa questione che vede coinvolti quegli esponenti politici che al vitalizio “decurtato” proprio non si vogliono rassegnare: il Tribunale dell’Unione europea nella sentenza sul ricorso dell’ex eurodeputato Enrico Falqui che aveva fatto ricorso contro il Parlamento Ue per avergli ridotto la pensione dopo il taglio dei vitalizi italiani da parte della Camera dei deputati nel 2018, ha stabilito che il ricalcolo al ribasso non lede i diritti maturati dai parlamentari europei.
Il Tribunale Ue dà ragione ai 5S. Il vitalizio può essere ridotto
“Il diritto alla pensione non comporta che l’entità della prestazione pensionistica non possa subire una contrazione: i principi di certezza del diritto e di legittimo affidamento non implicano che l’importo delle pensioni sia stabilito in via definitiva e nulla vieta che esso venga adeguato al rialzo o al ribasso”. Il Tribunale ha inoltre osservato che “La contrazione dei vitalizi dei parlamentari può essere nella specie giustificata dall’obiettivo di interesse generale di introdurre un sistema di calcolo delle pensioni basato sul più stringente metodo contributivo, al fine di generare un risparmio di spesa in un contesto di rigore di bilancio”.
Falqui, a Strasburgo dal 1989 al 1994 eletto in Italia in rappresentanza dei Verdi, contestava che la riduzione del suo assegno fosse stata adottata in maniera “automatica” ma la pensione di anzianità del Parlamento Ue – si ricorda nella sentenza – è regolata in base ad una norma secondo cui l’importo e le modalità “corrispondono esattamente a quelle della pensione percepita dai membri della Camera bassa del Parlamento dello Stato membro in rappresentanza”, la cosiddetta ‘regola di pensione identica’. Insomma, se un paese (in questo caso l’Italia) abbassa l’assegno dei suoi parlamentari, a Bruxelles si regolano di conseguenza e riducono il vitalizio europeo. Nel suo ricorso l’esponente dei Verdi contestava anche “Il sistema di calcolo distorto, irrazionale e privo di fondamento attuariale” con cui nel 2018 si è deciso il taglio dei vitalizi, “Un intervento che applica a ritroso il sistema contributivo anche in relazione a periodi in cui esso in Italia non esisteva”: in pratica la motivazione con cui la stessa Associazione degli ex parlamentari presieduta da Antonello Falomi continua a contestare il taglio, nonostante la bocciatura del ricorso di ieri sia solo l’ultima in ordine di tempo.
Orgoglio e vitalizio
A ottobre 2020 la Corte di giustizia dell’Unione europea aveva respinto, definendolo “irricevibile”, un primo ricorso e a febbraio altre iniziative promosse da Giacomo Santini di FI e altri ex europarlamentari italiani, difesi dall’avvocato ed ex parlamentare azzurro Maurizio Paniz. Soddisfazione espressa dal presidente della Camera Roberto Fico: “Dal Tribunale Ue di Lussemburgo arriva una decisione significativa sul taglio dei vitalizi che evidenzia, nel merito e nel metodo, la bontà dell’architettura della delibera della Camera da me firmata. Respingendo infatti il ricorso presentato da alcuni ex europarlamentari italiani che hanno subito una riduzione del loro trattamento i giudici europei nelle loro conclusioni rafforzano la delibera approvata dall’ufficio di presidenza della Camera dei deputati”.
Il M5S, principale sponsor del taglio dei vitalizi, segue il presidente della Camera nell’esultanza. “I parlamentari ora facciano la cosa giusta, rinuncino ai vitalizi”, propone il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “Dalla Corte di giustizia dell’Ue è arrivata una sentenza importantissima e mi auguro che incida anche nel dibattito in corso in Italia. Noi non molleremo. Non molleremo mai”.