Le regole europee vanno riviste perché furono “approvate in fretta” ma “non rispondono all’esigenza di far fronte al veloce rallentamento” in corso. Un rallentamento che “per l’Italia significa recessione” ma che coinvolge “tutte le grandi economie”. Il ministro dell’Economia Giovanni Tria, all’inaugurazione dell’anno accademico all’università Tor Vergata, propone una revisione del Fiscal compact Ue, attaccando a distanza Jean-Claude Juncker. E avverte: “Non ricostruiremo mai la fiducia con i tecnicismi“.
Le regole vanno riviste perché “non consentono di tenere conto della mutevolezza delle condizioni economiche, in tal modo impediscono aggiustamenti discrezionali delle politiche finendo con l’agire in direzione prociclica se non strutturalmente deflattiva”. Ma Tria è entrato in dettaglio anche sulla posizione italiana in merito ai paletti Ue: “L’Italia si è espressa favorevolmente al Fiscal compact quando tutto sembrava sgretolarsi con la crisi – ricorda il ministro – Ma quelle sono regole che funzionano con una crescita sostenuta e non consentono di rispondere alle esigenze della situazione corrente”.
“Per fare fronte ai momenti di crisi “quello che sto suggerendo – continua Tria – non è non avere regole ma che nelle politiche economiche i tecnicismi non dovrebbero avere lo stesso peso politico delle ragioni fondamentali del cooperare tra nazioni”. Tria ha raccontato anche dettagli in merito all’approvazione della Legge di Bilancio, quando sembrava che l’Italia “volesse mettere in discussione le regole tecniche e addirittura la moneta unica, come se l’unico motivo per stare insieme fossero le regole fiscali”.
“Ma il progetto europeo ha bisogno di puntare a qualcosa di più grande, giocando un ruolo più decisivo per una globalizzazione sostenibile”, evidenzia Tria. E sul rallentamento economico? “Le previsione Ue indicano un rallentamento per tutti”, ha tagliato corto.