“Il miglior risultato possibile sia dal punto di vista economico finanziario che politico, un risultato che conferma gli obiettivi fondamentali di riforma e politica economica del governo e li riconduce ad un livello di deficit più basso di quello preventivato”. E’ quanto ha detto, riferendosi all’accordo sulla Manovra raggiunto con la Commissione Ue, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel corso della sua audizione in commissione Bilancio alla Camera. L’accordo, ha aggiunto il ministro, permette di avere uno “spread più vicino ai fondamentali dell’Italia, di pagare meno interessi e di ridare fiducia a consumatori e investitori”.
“Rispetto alla prima versione della manovra – ha detto ancora il ministro dell’Economia -, l’attuale versione riduce la spesa corrente del 2019 e non lo fa a scapito della spesa per investimenti. Negli ultimi due mesi i dati economici sono peggiorati sia in Europa sia in Italia. Ricordo la battuta di arresto della Germania che ha impatto molto forte” sulla nostra economia. “La fiducia – ha detto ancora Tria – è scesa e le previsioni sono state riviste al ribasso. Di questo si è tenuto conto nell’interlocuzione con la Commissione europea”.
La manovra, così come è stata modificata al Senato, garantisce “una compliance con le regole fiscali europee evitando l’avvio che sarebbe stato disastroso di una procedura sul debito” e tiene insieme l’intento “di uscire dalla trappola della bassa crescita, stimolando i consumi, dando forte spinta agli investimenti, migliorando le capacità progettuali, e cercando di tutelare le fasce più vulnerabili”.
Nei negoziati con l’Ue sono entrati tre aspetti: “La revisione al ribasso della previsione di crescita, l’aggiornamento delle proiezioni di finanza pubblica e gli aggiustamento di bilancio migliorativi del saldo per circa 10,25 miliardi di euro”. La Commissione, ha aggiunto Tria, ha guardato “in particolare all’entità della correzione di bilancio e alla sua composizione perché la Commissione chiedeva misure strutturali”.
Tria ha confermato che il reddito di cittadinanza arriverà “dal primo aprile 2019, da fine marzo, inizio aprile” e che lo stanziamento necessario è stato “rivisto al ribasso senza modificarne minimamente la portata sulla base del differimento della misura e dell’affinamento delle stime circa il numero effettivo di richiedenti, lasciando invariata la platea potenziale”. “I dettagli – ha aggiunto Tria – saranno inseriti in un decreto che verrà emanato a inizio anno”.
Per quanto riguarda le pensioni, Tria, sempre nel corso dell’audizione dinanzi alla Commissione Bilancio di Montecitorio, ha riferito che la riduzione del fondo per quota 100 nel primo anno non cambia “impianto e impatto della riforma” che consentirà di andare in pensione in anticipo “con 62 anni di età e 38 di contributi senza riduzioni dell’assegno” salvo gli effetti del sistema contributivo. Le norme, anche in questo caso, arriveranno a gennaio e che la “riduzione degli oneri non incide sulla portata della misura” che sono “da ricondurre solo ad accorgimenti” come “il divieto di cumulo” e “il preavviso di 9 mesi per i dipendenti pubblici”.
Tria ha parlato anche di investimenti. “La priorità è dare sviluppo a quelli pubblici – ha aggiunto il ministro dell’Economia -: da troppi anni l’Italia necessita di un piano di grandi, medie e piccole opere. Ecco perché istituiamo un fondo per gli investimenti delle amministrazioni centrali. Le risorse destinate agli investimenti restano invariate nel prossimo triennio a 15 miliardi. Si è ridotto il contributo dello Stato di due miliardi solo perché parte dell’intervento sarà finanziato da fondi europei già disponibili”.
La manovra, ha assicurato Tria, conferma “la piena sterilizzazione di aumenti Iva per il 2019 per 12,4 miliardi previsti dall’ultima legge di bilancio del governo Gentiloni”. “Le clausole – ha detto ancora – sono state portate per il 2020 a circa 23 miliardi e per il 2021 a poco meno di 28,8 miliardi. Confidiamo di poter intervenire per gli anni prossimi come fatto quest’anno, sperando in una maggiore crescita e adeguate coperture, da trovare come quest’anno, anche con fatica”.
Il taglio delle pensioni d’oro, ha aggiunto il ministro, “porterà a un risparmio totale di 415,26 milioni di euro tra il 2019 e il 2023, di cui circa 80 nel 2019”. “E interverremo sulle indicizzazioni – ha assicurato ancora Tria – rispetto all’inflazione per gli assegni oltre tre volte il minimo. L’adeguamento continuerà a esserci ma sarà progressivamente frenato al salire degli assegni”. La riduzione dell’adeguamento all’inflazione, per le pensioni tre volte il minimo sarà di “5,4 euro lordi al mese, 3,4 euro netti”. “Una perequazione – ha aggiunto – che incide meno rispetto alle leggi vigenti finora”. Porterà 2 miliardi di euro nel triennio.