Più che i migliori, il governo Draghi sceglie i “soliti noti”, quelli capaci di collezionare incarichi, anche sulla realizzazione del Recovery plan. Palazzo Chigi ha infatti indicato Tiziano Treu, 83 anni, economista e presidente del Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), per il ruolo di coordinatore del Tavolo per il partenariato economico, sociale e territoriale.
NON LASCIA E RADDOPPIA. La nomina è stata ufficializzata il 9 novembre. Una conferma sull’orientamento dell’esecutivo: scegliere i profili legati da decenni alle dinamiche di potere, capaci di cambiare poltrona con nonchalance. Perché Treu, come hanno confermato a La Notizia dal suo staff, non molla il vertice del Cnel. Non lascia, ma raddoppia. Di cosa si tratta, nello specifico, l’ulteriore incarico? il tavolo è stato “istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza Italia Domani”, riferisce una nota ufficiale.
Non sono previste indennità per il ruolo, ma “al Tavolo permanente – spiega Palazzo Chigi – partecipano i rappresentanti delle parti sociali, del Governo, delle Regioni, delle Province autonome, degli Enti locali, di Roma capitale, delle categorie produttive e sociali, del sistema dell’università e della ricerca, della società civile e delle organizzazioni della cittadinanza attiva”. Un organismo di potere, con mansioni importanti nell’attuazione del Pnrr. E quindi per la gestione delle risorse. E chi meglio di Treu, economista di lungo corso che tante volte nella carriera ha saputo adeguarsi ai tempi?
MANIFESTO PRO RENZI. Per dire: nel 2016 si era schierato a favore del referendum costituzionale. Treu aveva sottoscritto il manifesto degli “intellettuali per il sì”. Un documento che elogiava il contenuto della riforma voluta da Matteo Renzi: “Viene operata una decisa semplificazione istituzionale, attraverso l’abolizione del Cnel e la soppressione di qualsiasi riferimento alle province quali enti costitutivi della Repubblica”, recitava testo. Poi gli elettori hanno seppellito di “no” la proposta renziana e il Cnel, la cui abolizione era l’unico punto che metteva d’accordo tutti i partiti, si è salvato. Così nel maggio 2017 al Consiglio serviva un nuovo presidente. Ed ecco che Treu ha rivalutato il compito dell’organismo, diventandone presidente, senza battere ciglio, con il beneplacito dell’allora premier Paolo Gentiloni.
MARCIA INDIETRO. Quando, nel 2018, Riccardo Fraccaro, da ministro, ha paventato l’abolizione del Cnel, Treu si è opposto: “Siamo convinti che il Cnel sia utile per il Paese oggi più che mai, in un momento in cui si vuol far crescere la democrazia con una più ampia partecipazione popolare”. Da inutile a fondamentale. Ma il nome dell’economista, oggi a capo di uno dei tavoli del Pnrr, è legato anche alla stagione della riforma del mercato del lavoro, con il famoso “pacchetto Treu”, che con il primo governo Prodi ha introdotto nuove tipologie di contratti “atipici”.
Di fatto, come ha scritto la rivista Il Mulino, quelle norme contribuirono “notevolmente a favorire il fenomeno del precariato”. Dopo aver terminato la parentesi da ministro, prima del Lavoro e poi dei Trasporti, è stato senatore dal 2001 al 2013. Nel 2014 c’è stata l’esperienza, di pochi mesi, come commissario straordinario dell’Inps. E siccome di pensione ne parla per gli altri, ma non per sé, nel 2017 è salito sul carro dell’organismo che voleva cancellare, il Cnel. Con vista sul Pnrr di Draghi.