Tregua fragile. Prosegue la guerra di nervi tra Russia e Ucraina. Kiev punta il dito contro i ribelli filorussi accusandoli di impedire il ritiro delle armi pesanti dal fronte

Soprattutto sul fronte militare, prosegue la guerra tra Ucraina e Russia. Questa volta lo scontro riguarda il ritiro delle armi. Le forze armate ucraine hanno sostenuto di non poter ancora iniziare il ritiro delle armi pesanti dal fronte perché i ribelli continuano a bombardare le loro postazioni. Secondo Kiev i separatisti avrebbero aperto il fuoco contro le postazioni ucraine 12 volte ieri notte. Insomma, l’obiettivo di creare in 14 giorni una zona cuscinetto larga da 50 a 140 km (a seconda della gittata) continua a essere messo in dubbio dal mancato rispetto della tregua in alcune aree del Donbass, fra recriminazioni reciproche. Sul fronte politico, invece, Vladimir Putin sembra voler abbassare i toni. Una guerra tra l’Ucraina e la Russia è “improbabile”, ha affermato il presidente russo in una intervista alla tv di stato. “Penso che un tale scenario apocalittico sia improbabile e spero che questo non accada mai”, secondo il quale non è necessario un ulteriore incontro con il presidente francese Hollande, il cancelliere tedesco Merkel e il presidente ucraino Poroshenko, dopo quelli che hanno portato all’accordo di Minsk. Ma Putin non cede di un millimetro sulla Crimea.

SCONTRO DEI LEADER
Poco prima Poroshenko aveva detto: “Lo Stato ucraino ristabilirà il proprio controllo sul territorio occupato. Ora non posso però dire che ciò accadrà in modo facile e rapido”. E ha definito “un atto cinico destinato alla conquista violenta delle Crimea, parte inalienabile dello Stato ucraino. Lo Stato ucraino non riconoscerà, in nessun caso, i risultati di quell’atto senza valore, adottato contro le leggi internazionali e quelle nazionali.