Se i giudici non ti danno ragione (cioè non vanno contro la legge e mantengono una giurisprudenza univoca), cambia i giudici e le composizioni delle corti e tenta la sorte. Magari, prima o poi, con un po’ di fortuna, un magistrato che sia sulla stessa “lunghezza d’onda” del Governo sui migranti spediti in Albania, lo si trova… È più o meno questo il ragionamento che in queste ore tiene impegnata la maggioranza, reduce dall’ennesimo schiaffo della Magistratura sul decreto Paesi Sicuri. Ovvero, sul respingimento dei 43 migranti che erano stati deportati nel cpr di Gjader e che sabato sono sbarcati a Bari, dopo che la Corte aveva sospeso il giudizio di convalida dei trattenimenti, rimettendo gli atti alla Corte di Giustizia di Giustizia dell’Unione Europa.
Scontati i respingimenti da parte delle Corti d’Appello
Una decisione molto più che attesa, scontata, visto che tutte le sentenze – compresa quella della Cassazione – rimandano al futuro giudizio della Corte Europea. Ma per il governo di Giorgia Meloni è impossibile ammettere che “l’esperimento Albania” sia un totale fallimento (costato a oggi circa un miliardo di euro). Così governo e maggioranza si lambiccano per trovare nuove soluzioni.
Impedire che i giudici delle sezioni immigrazione approdino in Corte d’Appello
L’ultima, dopo l’ennesimo flop, è accusare i giudici della Corte d’appello di Roma di essere gli stessi che facevano parte delle “sezioni immigrazione”, a cui il governo per decreto aveva tolto la competenza a decidere sui trattenimenti, dopo le prime sentenze “sgradite”. Così il governo starebbe ora valutando una norma per evitare che i giudici di quelle sezioni possano passare alle Corti d’appello.
Galan e Bignami gli apripista
A lanciare l’idea, già sabato scorso, due big di Fratelli d’Italia, Galeazzo Bignami e Lucio Malan: “Tutti e cinque i giudici che hanno firmato i provvedimenti della Corte di appello provengono dalla Sezione specializzata del tribunale di Roma”, avevano attaccato, “Loro migrano in massa, grazie anche al provvedimento del presidente della Corte che glielo consente. Una chiara presa in giro del Parlamento. Si può essere d’accordo o meno con una legge dello Stato, ma in democrazia la legge si rispetta e si applica. E questo vale anche per chi fa parte della magistratura”. Ma in realtà, solo uno dei cinque proveniva dal tribunale specializzato…
D’accordo Forza Italia e la Lega
A dar loro manforte, ieri, è intervenuto anche il forzista Alessandro Cattaneo: “Faremo quello va fatto a livello legislativo”, ha detto, “ma ciò che conta è che politicamente andremo avanti con il progetto Albania senza alcun dubbio e con il pieno sostegno di tutta la maggioranza. Gli uffici legislativi dei ministeri e di palazzo Chigi lavoreranno per trovare la soluzione migliore. Risolveremo anche questa e andiamo avanti più decisi e convinti di prima”.
Intanto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, confermava: “Certo, lo abbiamo detto e ripetuto, sui centri per migranti in Albania andiamo avanti”.
Convergenza anche dalla Lega: “Per un Paese sano e che funzioni è necessario che i politici si occupino di politica e i magistrati di giustizia. Queste ingerenze dei giudici non fanno bene a nessuno, soprattutto se impediscono di difendere i confini nazionali e contrastare il traffico di migranti. Penso che con la vicenda dell’inutile processo al ministro Salvini sia chiaro a tutti gli italiani di buonsenso”, ha dichiarato il vicesegretario del Carroccio Andrea Crippa.
Secondo il Viminale l’Ue sostiene (ancora) l’esperimento Albania
Sempre ieri, per tentare di arginare l’ennesima figuraccia, fonti del Viminale avevano sottolineato come sul tema dei trattenimenti nei centri per le procedure accelerate alla frontiera, siano essi in Italia o in Albania, si stia sviluppando in Italia “una giurisprudenza che appare di corto respiro, destinata a essere superata dagli eventi, visto che le corti di Appello scelgono di rinviare alla Corte di Giustizia europea sostanzialmente per prendere tempo, quando si tratta di un sistema già previsto dal nuovo Patto europeo immigrazione e asilo che entrerà al più tardi in vigore nel 2026”.
Sempre secondo le stesse fonti, proprio dal recente consiglio dell’Ue degli Affari Interni, tenutosi a Varsavia la scorsa settimana, “la posizione del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, è stata largamente condivisa dai colleghi presenti”.
Tanto che uomini vicini a Piantedosi si spingono a dire che “gli stessi documenti, discussi a Varsavia, contengono un esplicito riferimento proprio al Protocollo Italia-Abania come valido esempio di cooperazione innovativa con un Paese terzo. È il modello da cui partire per la realizzazione di veri e propri hub regionali sui quali c’è stata piena convergenza da parte dei Ministri europei”.