Marco Travaglio a Otto e Mezzo ricorda l’amico Franco Battiato e si commuove. Ieri da Lilli Gruber su La7 il direttore del Fatto ha parlato del cantautore scomparso dopo una lunga malattia con i versi della sua canzone ‘Testamento’: “E mi piaceva tutto della mia vita mortale, Noi non siamo mai morti, e non siamo mai nati”.
Otto e mezzo, il video di Travaglio che ricorda Battiato e si commuove
Poi Travaglio ha assistito con gli occhi malinconici e velati di un principio di pianto a un servizio che celebra il cantautore e poeta. “Cos’era Franco Battiato per me? Innanzitutto mi fa male vedere queste immagini, sono un po’ scosso, era un’anima delicata, come quei fogli che si disfano appena li tocchi. Ho pudore a dire cose di lui a caldo, forse il miglior modo per ricordarlo è il testo della sua canzone “Testamento”, ha detto.
E ancora: “I suoi versi sono così forti che ti lasciano un groppo in gola. Il modo migliore per ricordarlo è parlare delle sue canzoni. Un ‘nostro’ brano era ‘Prospettiva Nevski’, poi c’è Inneres Auge, un’invettiva sugli scandali di Berlusconi, con la famosa frase “perché dovremmo pagare gli extra dei rincoglioniti?”, me la dedicava quando sapeva che ero tra il pubblico dei suoi concerti. E poi ‘Povera patria’, scritta nel 1991 e che fu premonitore delle stragi del 1992”. Travaglio ha concluso con inusitata dolcezza: “Lui ha sempre vissuto in tanti mondi, se n’era già andato in uno di quei mondi da qualche anno e oggi se n’è definitivamente liberato”. Sul Fatto Quotidiano oggi Travaglio ha anche ricordato altri episodi e incroci tra la sua vita e quella di Battiato:
Francuzzo era così: leggero, soave, delicato, spiritoso, sorprendente, puro, naïf. Come il bambino che urla “il re è nudo!”. Ricordo il suo sincero, candido stupore per la ridicola canea che si era levata quando, al Parlamento europeo, s’era permesso un giudizio sugli abitanti di quello italiano: “Queste troie che stanno in Parlamento farebbero qualsiasi cosa. È una cosa inaccettabile. Aprissero un casino”.
Apriti cielo. Le solite voci del padrone lo accusarono – pensate un po’ – di sessismo e di antipolitica. Salvini gli diede del “piccolo uomo”. La Boldrini del “disdicevole”. E lui: “Ma io parlavo dei politici, più uomini che donne, che si vendono al miglior offerente. Come li chiami tu, se non troie? Cazzo c’entra il sessismo? ”. Per quello, dopo soli cinque mesi, fu cacciato da assessore alla Cultura della sua Sicilia, per ordini superiori dai palazzi e dai colli di Roma: “Ecco, vedi? Sono proprio delle troie, ahah!”.
Nel 2012 gli proponemmo di tenere un blog sul nostro sito. Gli scrisse la nostra Paola Porciello. Lui rispose così: “C ara Paola ecco la mia proposta: 4 brevi pensieri di mistici, splittati in 4 settimane e sempre lo stesso giorno (della settimana). È una scelta ‘contro’, e so bene che vi potrà creare un qualche problema. Mi faccia sapere. f.”.