Non è un caso che il tema della lotta alla corruzione, spesso invocato ma sempre rimandato dai precedenti governi, sia oggi una vera e propria emergenza. Del resto in passato perfino l’Ue ci ha bacchettato per una situazione ormai drammatica che, però, come ci spiega il capogruppo alla Camera Francesco D’Uva è destinata a risolversi. Proprio ieri, alla Camera è arrivato l’atteso via libera sul ddl anticorruzione, meglio noto come spezzacorrotti, che ora è ufficialmente legge dello Stato italiano e che, finalmente, promette di colmare l’importante lacuna.
Come cambierà la lotta alla corruzione con le nuove misure inserite nel decreto?
“Avremo pene più severe e il daspo a vita, nei casi più gravi, per corrotti e corruttori. Ci saranno nuovi strumenti a disposizione degli investigatori e degli inquirenti, che potranno contare – solo per fare un esempio – su poliziotti sotto copertura negli uffici pubblici. E i partiti, i movimenti, le fondazioni e le associazioni ad essi collegate saranno obbligate a rendere i nomi dei loro finanziatori e gli importi ricevuti. I cambiamenti, rispetto a un passato in cui la vecchia politica ha fatto poco o nulla, sono davvero tanti. Eppure il cambiamento più profondo che porterà non sta nella singola norma. Questa riforma va letta nel complesso di un impianto rivoluzionario sul piano giuridico e, soprattutto culturale. E’ lì che sta la svolta che il Paese attendeva da decenni”.
In che senso è una riforma rivoluzionaria?
“Da oggi, chi sbaglia paga, è vero. E’ un principio di giustizia semplice quanto solido, e andava ripristinato nell’interesse degli italiani. E’ così che, anche grazie allo stop alla prescrizione dopo la sentenza di primo grado, restituiamo la giustizia ai cittadini. Perché è a loro che deve appartenere. La legge spazzacorrotti avrà un effetto deterrente senza precedenti. Tra le altre cose, chi finisce in carcere per aver dato o ricevuto una mazzetta dovrà rispettare una serie di requisiti importanti previsti dalla legge sull’ordinamento penitenziario, dovrà dimostrare di meritare sul serio benefici, affidamento in prova e altre misure alternative, così come succede per i mafiosi”.
Dopo il pentito della mafia, arriva il pentito della corruzione. In cosa consiste?
“Con il pentito della corruzione torniamo ai temi dell’aspetto deterrente della legge e quello dei nuovi mezzi che lo Stato avrà a disposizione per contrastare il malaffare. Di fatto, una persona che sbaglia, si fa corrompere o corrompe qualcun altro, avrà la possibilità di tornare sui suoi passi, a patto che lo faccia spontaneamente, entro 4 mesi dai fatti e che non esista già una indagine conoscibile nei suoi confronti. Ovviamente, il denaro intascato dovrà essere restituito per tempo e le informazioni fornite ai magistrati dovranno essere utili e concrete”.
Quindi?
“In questo caso, se avrà rispettato tutte le regole, eviterà la punizione. Lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo: chi sbaglia deve pagare, ma anche il corrotto può riscattarsi. Da un lato, per i disonesti sarà più difficile dormire sonni tranquilli, sapendo di aver concluso un affare illecito con qualcuno che può pentirsi e metterlo nei guai, dall’altro caduto il muro dell’omertà sarà più semplice punire i delinquenti”.
Cosa si sente di dire a quanti contestano il cosiddetto dl “spazzacorrotti”?
“Quando le critiche sono costruttive, sono sempre bene accette. Mi domando solamente come mai, per decenni, in Italia non si sia vista l’ombra di una seria riforma in materia di anticorruzione. Il malaffare lo vediamo tutti i gironi in strada, negli uffici; ce lo raccontano le inchieste giudiziarie. Bisognava dire basta, agire e farlo bene. Noi siamo sicuri di aver dato ai cittadini quello che hanno chiesto per troppo tempo ai vecchi partiti, senza ottenere risposte adeguate. Grazie al nostro impegno e a quello del ministro Bonafede, quella risposta gliel’abbiamo data, con una legge di cui andiamo fieri”.
Si è concretizzato un cavallo di battaglia di M5S o c’è altro?
“E’ una delle cose per cui abbiamo sempre lottato e nella quale crediamo fermamente. I nostri interessi sono gli stessi degli italiani, di tutte quelle persone che vanno a lavoro e non devono rischiare di rimetterci la pelle semplicemente perché la ditta che ha costruito il loro ufficio ha ottenuto illecitamente l’appalto e per risparmiare ha usato materiali scadenti. I cittadini vogliono vivere in uno Stato sano e giusto, dove ci siano sempre meno furbi, e dove chi commette dei reati viene punito. Noi siamo con i cittadini”.