Perché indebitarsi attraverso il Mes, con l’inevitabile potere di controllo sulle nostre finanze che ne deriverebbe, quando potremmo emettere Btp acquistati dalla Banca centrale europea, che nel marzo scorso ha lanciato un programma di acquisto di titoli, sia del settore pubblico che del settore privato, dal valore complessivo di 1.350 miliardi di euro? Partiamo da una premessa: il Trattato istitutivo del Mes non lascia spazio a dubbi, l’intero testo è disseminato di riferimenti a “condizioni rigorose”, si dispone infatti che la Commissione Ue, di concerto con la Bce e, laddove possibile, col Fmi, negozi col Paese finanziato un protocollo d’intesa “che precisi le condizioni” dell’assistenza finanziaria.
La valutazione della sostenibilità finanziaria del debito pubblico diverrebbe così costante, divenendo una spada di Damocle pendente sul Paese beneficiario e, come è noto, il debito pubblico italiano – soprattutto adesso con la crisi innescata dall’epidemia – non consentirebbe un’ammissione con condizionalità così “light” come ci vengono prospettate. In ogni modo, anche qualora accadesse, non si può escludere un inasprimento delle condizioni in un secondo momento ed è stato lo stesso titolare dell’Economia, Roberto Gualtieri (che pur è favorevole al fondo salva Stati) a chiarire che “il beneficio per l’Italia dell’utilizzo del Mes non sono 37 miliardi aggiuntivi ma sono i risparmi di interessi, 300 milioni all’anno”.
Vale la pena correre ulteriori rischi di indebitamento per soli 300 milioni? Perché, allora, e qui arriviamo al programma Pepp (Pandemic Emergency Purchase Programme) della Bce, il Mef non emette titoli di Stato a tassi negativi fino a scadenza di quattro anni? A tal proposito è stato chiaro anche il premier Giuseppe Conte, ribadendo la volontà di andare avanti con il Pepp della Bce, i trasferimenti a fondo perduto del Recovery Fund e di concentrarsi sulla riforma necessaria del Patto di Stabilità. Il programma di acquisti lanciato dall’Eurotower, che si affianca al Quantitative Easing già in essere (e ulteriormente prorogato e potenziato) includerà tutti gli asset già reputati ammissibili nell’ambito del Paa (Asset Purchase Programme), come avverranno gli acquisti? Sicuramente in maniera flessibile vista la difficile situazione, la Bce ha infatti cercato di garantire ancora una volta la trasmissione della sua politica monetaria a tutte le componenti del sistema finanziario e a ogni singolo membro della zona euro.
“Il Consiglio direttivo farà tutto ciò che sarà necessario nell’ambito del proprio mandato ed è assolutamente pronto a incrementare l’entità dei programmi di acquisto di attività e ad adeguarne la composizione, nella misura necessaria e finché le circostanze lo richiederanno. Esplorerà tutte le opzioni e tutti gli scenari per sostenere l’economia per l’intera durata di questo shock.” Aveva dichiarato a marzo la numero uno dell’Istituto di Francoforte, Christine Lagarde (nella foto), con l’obiettivo di contrastare i gravi e crescenti rischi derivanti dalla diffusione del coronavirus.
E ha tenuto fede agli impegni presi: inizialmente il Pepp prevedeva acquisti aggiuntivi di titoli pubblici e privati per complessivi 750 miliardi fino alla conclusione della fase critica del coronavirus e in ogni caso per tutto il 2020. Successivamente, nel giugno scorso si è deciso che la dotazione del Pepp sarebbe stata incrementata di ulteriori 600 miliardi di euro, raggiungendo un totale di 1.350 miliardi di euro, e l’orizzonte degli acquisti netti nell’ambito dello stesso programma è stato esteso almeno sino alla fine di giugno 2021.