Transizione ecologica, l’Italia ingrana la retromarcia

La transizione ecologica a livello mondiale prosegue, ma con un vistoso rallentamento rispetto ai progetti.

Transizione ecologica, l’Italia ingrana la retromarcia

Davanti ai cambiamenti climatici che stanno colpendo duramente l’economia globale, anziché spingere sulle politiche green, l’Italia innesta la retromarcia. Come emerge dall’ultimo rapporto del World Economic Forum (WEF), intitolato “Fostering Effective Energy Transition 2024”, a causa di guerre e tensioni geopolitiche, la transizione ecologica a livello mondiale prosegue, ma con un vistoso rallentamento rispetto ai progetti.

La transizione ecologica a livello mondiale prosegue, ma con un vistoso rallentamento rispetto ai progetti

Uno scenario drammatico in cui l’Italia, secondo il report, pur beneficiando di risorse europee per circa 200 miliardi di euro, destinate per un terzo alla green economy, anziché salire nel ranking globale, crolla dal 38esimo al 41esimo posto nella classifica dei 120 Paesi stilata dal WEF. Ma non è tutto. L’Italia, documento alla mano, risulta anche ultima nel ranking dei Paesi del G7 ed è ben lontana dal gruppo dei migliori, posizionandosi peggio rispetto a Grecia, Malesia e Paraguay.

Secondo il rapporto del Wef Roma è ultima nel G7 e fa parte del gruppo di Paesi che riducono gli investimenti

Male anche gli Stati Uniti, fermi al 19esimo posto, e la Cina, che si attesta al 17esimo. Pechino, secondo una nota del World Economic Forum, “ha fatto progressi significativi negli anni recenti, principalmente grazie agli sforzi di lungo termine per aumentare la quota di energia pulita e migliorare l’affidabilità della sua rete elettrica”. Sempre dal rapporto “Fostering Effective Energy Transition 2024” emerge che l’Italia fa parte del gruppo di Paesi, tra cui anche la Gran Bretagna, che comunque è 13esima nel ranking del WEF, la Turchia, l’Angola e il Kuwait, che “negli ultimi tre anni hanno visto un’inversione di rotta nella spinta alla transizione energetica”.

Al contrario chi continua a spingere sulla transizione ecologica è la Svezia risultata prima, seguita da Danimarca, Finlandia, Svizzera e Francia, quest’ultima che per la prima volta arriva nella top 5 e che risultata prima dai Paesi del G7 seguita dalla Germania. Nel report si legge che a dispetto delle disparità in termini di investimenti e regolamentazione “il divario nella performance nella transizione energetica fra le economie avanzate e quelle emergenti continua a restringersi”, con i Paesi emergenti che, secondo il Wef, sono “il centro di gravità” su cui dovrebbero concentrarsi gli aiuti globali.