Ho visto i funerali di Navalny e ho provato pietà per la madre, straziata tra la perdita del figlio, le minacce delle autorità e la propaganda degli anti Putin.
Ardea Sonnino
Via email
Gentile lettrice, Lyudmila, la madre di Alexei Navalny, è una figura da tragedia greca, anzi russa. Ha respinto la richiesta delle autorità che il funerale si svolgesse in un luogo segreto ed è apparsa in video, vestita di nero dalla testa ai piedi, dolorante ma ferma. Come in tutte le tragedie, anche qui c’è una protagonista e un’antagonista, ovvero la moglie di Navalny, Yulia, che mi pare l’anima nera di questa storia. Da anni vive all’estero, non è mai andata a trovare il marito in carcere e si è impossessata di tutti i suoi beni escludendo dall’eredità il figlio di lui, nato da una precedente unione. Timorosa di perdere i finanziamenti occidentali che le permettono una vita molto agiata, alla Conferenza di Monaco ha accusato Putin, tra applausi a scena aperta, di aver ucciso suo marito. La madre di Navalny pare abbia reagito con un messaggio audio, che non si sa se sia vero ma contiene fatti all’apparenza comprovati: “Non vedi mio figlio dal 2022. Dal 2021 non sei più sua moglie, appari in pubblico con altri uomini. Hai costretto Alexei a tornare in Russia quando era appena uscito dal coma e non aveva piene facoltà mentali. Hai rubato il patrimonio a suo figlio. È stato un dolore vederti sorridente a Monaco poche ore dopo la sua morte. Non ti sei fermata nemmeno per decenza. Ti sei affrettata a speculare sulla sua morte. Sei una persona spregevole, e ti diffido dal parlare a nome di mio figlio”. Più tragico di così…
Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it