Andando avanti così non andrà tutto bene. Ieri il premier Mario Draghi ha dichiarato che con ogni probabilità in Europa non arriverà mai l’ok ai vaccini russo e cinese e dunque non si potrà fare affidamento su tali farmaci per accelerare nella campagna vaccinale. Mentre la stessa Organizzazione mondiale della sanità specifica che contro la variante Delta sono necessarie due dosi di vaccino, dunque anche il richiamo, le vaccinazioni in Italia procedono però a rilento, mancano i medicinali e troppi sono i ritardi nel sequenziamento della mutazione indiana. Il piano dei migliori sembra insomma fare acqua da tutte le parti e la ripartenza così si fa sempre più difficile.
L’INTERVENTO. “La pandemia non è finita, va affrontata con determinazione e vigilanza”, ha affermato ieri il premier nel corso della conferenza stampa a Bruxelles al termine del vertice europeo (leggi l’articolo). Ha aggiunto che serve tenere alta la pressione sui tamponi, individuare lo sviluppo di nuove varianti e che per far ciò occorre sequenziare molto di più. Insomma ha sostenuto che è necessario fare proprio quello che al suo governo non sta riuscendo. E lo ha pure ammesso candidamente: “Dalla discussione è emerso che molti Paesi sequenziano molto più di noi”.
Altro dunque che cambio di passo con il bastone di comando passato dal commissario Domenico Arcuri al generale Francesco Paolo Figliuolo. “Abbiamo passato in rassegna i punti di incertezza degli ultimi mesi, forse occorre un rinforzo e una riforma dell’Ema”, ha aggiunto il Presidente del Consiglio, evidenziando che “sui vaccini la considerazione è stata che il vaccino russo Sputnik non è ancora riuscito ad ottenere, e forse non avrà mai, l’approvazione dell’Ema mentre il vaccino cinese, che non aveva mai fatto domanda e che comunque l’Ema non ha mai approvato, mostra di non essere adeguato, si veda l’esperienza in Cile, ad affrontare l’epidemia”.
Leggi anche: Vaccini in calo e varianti ignorate. Gli errori da matita blu dei Migliori. La Fondazione Gimbe: la campagna sta frenando. Critiche al Governo per l’inerzia sulla mutazione indiana.
Parlando infine del Regno Unito, ha dichiarato che l’Italia non vuole trovarsi nella situazione in cui è nuovamente piombata Londra e, soprattutto in autunno, quando riapriranno le scuole e i trasporti pubblici torneranno ad essere pieni, non vuole finire nella situazione dello scorso anno. “È passato un anno, avremo imparato anche qualcosa”, ha detto. Anche se il suo sembra più un auspicio.
IL QUADRO. L’Oms ha ribadito che la variante Delta (leggi l’articolo) è la più trasmissibile delle varianti individuate finora e si sta diffondendo rapidamente tra le popolazioni non vaccinate. Ma appunto in Italia la campagna vaccinale non decolla. Tanto che ieri l’assessore regionale alla sanità del Lazio, Domenico D’Amato, ha dichiarato che servono al Lazio 100mila dosi di vaccino Pfizer entro luglio, in quanto diversamente sarà necessario spostare le prenotazioni delle prime somministrazioni con Pfizer del periodo 11/15 luglio di una settimana, accumulando ulteriori ritardi. Nell’ultima settimana del resto per la prima volta sono in calo le vaccinazioni rispetto alla settimana precedente (-4,5%) e tutto a fronte di oltre 3 milioni di dosi ancora “in frigo”.
Uno stop causato dall’interruzione delle somministrazioni di AstraZeneca e Johnson&Johnson agli under 60. La Fondazione Gimbe ha poi manifestato preoccupazione per le forniture, segnalando che al 23 giugno risultano consegnate 50.320.824 dosi, pari solamente al 66% di quelle previste per il primo semestre 2021. E mercoledì il commissario Figliuolo ha annunciato per luglio un calo delle consegne di vaccini a mRna.