Trombati, sconfitti, ripescati, new entry e sorprese dell’ultima ora. A due giorni dal voto non sono poche le curiosità andando a vedere, collegio per collegio, chi ha vinto la sfida per la XVIII legislatura. Inutile dire che per il Pd anche nell’uninominale quella che si è profilata è una vera e propria Caporetto. A Pesaro, ad esempio, il ministro dell’Interno Marco Minniti si è fermato al 27,69%, stracciato da Andrea Cecconi (34,98%), il parlamentare che dovrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) dimettersi a causa dello scandalo “rimborsopoli” nei Cinque stelle. Ma niente paura: Minniti rientrerà grazie al paracadute del proporzionale. Esattamente come accadrà per tanti e tanti ministri, ripescati ma con lo scotto della sconfitta nei collegi. Così Dario Franceschini a Ferrara e così anche Roberta Pinotti nella “sua” Genova. Destino meno nefasto per la renziana Maria Elena Boschi che, catapultata a Bolzano, è riuscita a strappare il seggio. Ma certamente non per i voti del Pd (che si è fermato al 12,93%: quinto partito), quanto per il Südtiroler che si ha raggiunto il 24,79% dei voti. Entrano in Parlamento anche Beatrice Lorenzin, Roberto Giachetti, Graziano Delrio, Marianna Madia. E il premier uscente, Paolo Gentiloni, che può dirsi soddisfatto del risultato raggiunto, dato che nel suo collegio a Roma ha ottenuto oltre il 42% dei consensi.
Quando si dice coerenza – Ma i trombati, ovviamente, non finiscono qui. Curioso il caso della giornalista Francesca Barra. Nella sua Matera ha ottenuto solo il 17% dei consensi. Un po’ pochini, visto che il grillino Gianluca Rospi l’ha doppiata tre volte col suo 46% dei voti. E cosa farà ora la Barra? Difficile dirlo, viste le ultime dichiarazioni. Il 29 gennaio scorso diceva: “Se andasse male non potrei tornare a fare la reporter”. Male è andata, ma la Barra da brava giornalista si è subito rimangiata la parola dato che in un post pubblicato ieri ha dichiarato, commossa, che non smetterà di stare accanto al Pd e alla Lucania “anche se da giornalista e scrittrice e non da politico”. E, tanto per non sbagliare, subito via la foto di copertina con il manifesto elettorale ed ecco spuntare il suo ultimo libro. Così, tanto per essere coerenti. La Barra, però, non è l’unica giornalista a non avercela fatta. Trombato è stato anche Dino Giarrusso: nel suo spot elettorale, con orgoglio e coraggio, si levava la cravatta da “iena” per giocarsela nel collegio romano del quartiere Gianicolense. Peccato sia stato asfaltato dal giovane radicale Riccardo Magi (l’unico a farcela di +Europa insieme a Emma Bonino; trombato anche Benedetto Della Vedova che, candidato nel collegio della Camera di Prato si è fermato al 33%). Ma la pletora degli sconfitti è pressoché infinita. Specie in Liberi e Uguali dove i risultati deludenti non permetteranno a Pippo Civati di rientrare in Parlamento; stesso dicasi per Massimo D’Alema, asfaltato nella sua Puglia da Barbara Lezzi. Pesante sconfitta anche per Laura Boldrini che non supera il 5% a Milano, mentre Pietro Grasso non va oltre il 6% a Palermo. Ma niente paura: entrambi saranno ripescati col proporzionale. Ma andiamo in Campania. Anche qui non mancano curiosità. Per dire: batosta per Vincenzo De Luca, dato che sia il figlio Piero sia il fedelissimo Franco Alfieri, il “sindaco delle fritture”, hanno perso nei loro collegi di riferimento. Non mancano, però, anche le sorprese positive: le batoste degli uni corrispondono inevitabilmente agli ingressi di altri. E così Isabella Rauti conquista il seggio al Senato nel collegio di Mantova: 119mila voti per lei, contro i “soli” 68mila di Paolo Alli, il candidato dem. Tra i vincitori, ovviamente, c’è anche lui: Luigi Di Maio, che ha letteralmente asfaltato a Pomigliano Vittorio Sgarbi: 15mila voti il primo, 4mila il secondo. Tra gli esclusi eccellenti, infine, anche il capitano Gregorio De Falco, arrivato addirittura terzo dietro i candidati di centrodestra e centrosinistra. Insomma, De Falco non salirà a bordo. Fuori anche il “ministro” Domenico Fioravanti: è stato battuto nel collegio 2 di Torino.