Da occasione di rilancio del Paese, il Pnrr si sta trasformando in un vero e proprio grattacapo per il governo di Giorgia Meloni. Che qualcosa non stia funzionando per il verso giusto lo si capisce dall’ultimo report di Openpolis da cui emerge il permanere di “gravi carenze informative in merito allo stato di avanzamento dei progetti finanziati dal piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)” e dagli ultimi dati, tutt’altro che incoraggianti, sulle risorse fin qui spese.
“Con la pubblicazione della quarta relazione al parlamento sull’attuazione del piano, il governo ha finalmente provveduto a fornire qualche aggiornamento su quest’ultimo fronte. Tuttavia il quadro risulta ancora incompleto. Allo stato attuale infatti sono disponibili dati sul livello di spesa aggiornati al 31 dicembre 2023. Informazioni che peraltro nella maggior parte dei casi non tengono conto della revisione del Pnrr” si legge nel rapporto. Anzi, in alcuni casi “si fa riferimento anche a misure che non fanno più parte del Pnrr o che comunque hanno visto una modifica dell’importo assegnato”.
Come se non bastasse, prosegue Openpolis, “il governo nel documento ha sottolineato come i dati presentati possano risultare falsati dalla scarsa puntualità con cui i soggetti coinvolti nella realizzazione dei vari interventi rendicontano le uscite sostenute”.
Pochi dati sul Pnrr e spesso parziali
Dati alla mano, il nuovo piano prevede un importo totale di 194,4 miliardi di euro ma, sempre secondo il tracking effettuato da Openpolis, al momento “il 78% circa delle risorse deve ancora essere speso”. Cosa ancor più grave, con pochi dati e spesso non molto aggiornati, risulta difficile capire con esattezza come si sta muovendo il governo italiano.
Le informazioni attualmente disponibili, sottolinea il rapporto, “devono essere valutate con le dovute cautele dato che risalgono al 31 dicembre 2023. Inoltre, salvo poche eccezioni, non tengono conto della revisione del Piano. Le eccezioni sono rappresentate dai dati sulle uscite relativi al ministero delle infrastrutture, dell’interno e del dipartimento per le politiche di coesione”.
Un problema che viene riconosciuto dal “governo stesso” che valuta “come sottostimate le informazioni fornite. Questo perché molti soggetti attuatori coinvolti nella realizzazione dei vari interventi non avrebbero aggiornato con puntualità i dati su Regis (la piattaforma dedicata alla rendicontazione degli interventi finanziati con i fondi del Pnrr)”.
La quarta relazione del governo al Parlamento sul Pnrr
Come fa notare Openpolis, “sommando la spesa sostenuta dalle diverse amministrazioni titolari, al 31 dicembre risultavano già erogati circa 43 miliardi di euro. Questo significa che rimangono da spendere nei prossimi 3 anni ben 151,4 miliardi. Sostanzialmente più del triplo di quanto fatto finora”.
Guardando ai singoli ministeri che, in valori assoluti, hanno erogato più fondi “troviamo quello dell’ambiente e della sicurezza energetica con 14 miliardi di euro. Seguono il ministero delle imprese (13,8 miliardi), quello delle infrastrutture (6,1 miliardi) e quello dell’istruzione (circa 3 miliardi di fondi già erogati)”.
Corsa contro il tempo
Davanti a ritardi e dati incompleti, il rapporto di Openpolis fa notare “come molti soggetti, tra cui l’ufficio parlamentare di bilancio, abbiano rilevato delle difficoltà nella fase di progettazione e messa a gara delle opere. Una volta avviati i cantieri la situazione invece tende a normalizzarsi”.
Il punto, secondo il rapporto, sarà capire se i progetti rimasti all’interno del Pnrr riusciranno a rispettare la scadenza del 2026 o meno.