Sembra incredibile ma la coalizione schiacciasassi di centrodestra guidata da Giorgia Meloni che fin’ora ha conquistato tutte le competizioni a cui ha preso parte, ogni volta in cui si inizia a parlare di ‘elezioni’ scricchiola e sembra sempre sul punto di andare in frantumi. Un gigante dai piedi d’argilla che viene messo costantemente in difficoltà dall’ingordigia di Fratelli d’Italia, traino della coalizione e deciso a far valere il proprio peso politico, sempre più pronto a fagocitare la stragrande maggioranza delle poltrone a disposizione, per giunta dettando le regole del gioco ai propri alleati. Si tratta della strategia che finora ha permesso a Meloni e i suoi fedelissimi di massimizzare i propri consensi ai danni di Forza Italia e sopratutto della Lega, ma che presto o tardi potrebbe presentare il conto perché Matteo Salvini – su cui da tempo si parla di una possibile resa dei conti interna al Carroccio – appare sempre più nella situazione di chi non ha nulla da perdere e quindi potrebbe decidere per un clamoroso strappo.
Le alleanze impossibili del centrodestra
Caso emblematico è lo stato disastroso del centrodestra in vista delle elezioni europee. Qui il leader leghista da tempo spinge per una coalizione unitaria ma allargata all’estrema destra tedesca di Alternative für Deutschland e quella francese del Rassemblement National di Marine Le Pen. Una proposta su cui Fratelli d’Italia è da sempre fredda mentre Forza Italia, per bocca del leader Antonio Tajani, ha già rispedito al mittente spiegando che “Salvini è un alleato e può esserlo anche in Europa, ma noi non faremo mai un’alleanza con Afd e con la signora Le Pen. Questo è noto e non ha nulla a che vedere con l’Italia e con il governo. Nessun inciucio, ma dobbiamo dare stabilità all’Europa ed essere realisti”.
Una posizione a cui ha risposto anche ieri il leader del Carroccio con parole al vetriolo: “Il centrodestra unito è un valore in Italia e non solo. Per noi la compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra”, aggiungendo che “il gruppo Id oggi conta una sessantina di parlamentari ma secondo i sondaggi possiamo arrivare almeno a cento”. La sensazione è che l’accordo non si farà e che la Lega andrà avanti per la propria strada. Del resto a lasciarlo pensare è anche il fatto che fino a pochi giorni fa nel centrodestra sembrava certa una corsa a tre con Meloni, Salvini e Tajani, candidati al Parlamento europeo.
Uno schema che chiaramente avrebbe fatto le fortune della premier italiana, così da conquistare voti su voti ai danni degli alleati, ma che ha visto prima le remore del leader di Fi convinto che così si rischierebbe “di prestare meno impegno all’attività di governo” e dopo è stata disinnescata dal segretario della Lega che si è tirato fuori – probabilmente per mettere in difficoltà Meloni – affermando: “Non mi candido alle elezioni europee. Continuerò a fare il ministro”. Divisioni nella coalizione che sono forti anche in patria dove, in fatto di candidature per le prossime regionali, si assiste al più classico “tutti contro tutti”.
Caos sul campo
In Umbria la Lega da tempo sta provando a blindare il bis di Donatella Tesei ma nonostante i tentativi di Salvini, la partita resta aperta e verrà decisa solo con l’election day dell’8 e 9 giugno. Occasione, questa, che non sarà una passeggiata di salute perché alcuni esponenti di Fratelli d’Italia in questi giorni stanno spingendo per il sindaco uscente di Perugia, Andrea Romizi, oppure in seconda battuta sono pronti a sostenere Paola Agabiti.
In Abruzzo, invece, sembra quasi scontata la ricandidatura del governatore uscente Marco Marsilio, esponente di Fratelli d’Italia, anche se si continuano a registrare i mal di pancia della Lega. Già perché il vice presidente della Giunta regionale abruzzese, Emanuele Imprudente, ha precisato proprio ieri che “quella dei candidati governatori è una questione delegata al tavolo nazionale, che fa le proprie valutazioni e le proprie scelte. Anche in Abruzzo, il ragionamento spetta ai vertici nazionali fare le valutazioni politiche del caso”. Si tratta di dichiarazioni che vanno lette in relazione al continuo scontro che si sta consumando in Sardegna e Piemonte tra Carroccio da un lato e Fratelli d’Italia più Forza Italia dall’altro.
Nella regione attualmente guidata dal leghista Christian Solinas, Salvini punta alla riconferma mentre Fratelli d’Italia vorrebbe un cambio e propone Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, come futura guida della regione. Ma non è tutto. Lo scontro nella maggioranza si sta ripercuotendo a cascata anche sulla Basilicata dove Tajani pretende il bis del governatore uscente, Vito Bardi, mentre Fratelli d’Italia e la Lega – quest’ultima decisa a dare battaglia in tutte le regioni in lizza anche a costo di creare tensioni al governo – preferirebbero esponente civico o d’area. Così, ad oggi, solo in Piemonte il centrodestra sembra compatto visto che è confermato Alberto Cirio che correrà per la riconferma.