Mi chiedo se siamo ancora in democrazia. La destra e la sinistra sono uguali, un capo di governo vale l’altro, giornali e tg fanno solo propaganda: la varietà delle idee è azzerata. O sono strano io?
Antonio Lucidi
via email
Gentile lettore, la sua osservazione non è affatto peregrina. L’altro giorno rileggevo alcune pagine di Primo Levi e sono incappato in queste frasi: “In uno Stato autoritario viene considerato lecito alterare la verità, riscrivere retrospettivamente la Storia, distorcere le notizie, sopprimerne di vere, aggiungerne di false: all’informazione si sostituisce la propaganda” (da “Se questo è un uomo”). È una descrizione perfetta. L’unica cosa che Levi non aveva previsto è che una dittatura potesse fare a meno di un dittatore: lo Stato autoritario oggi può essere una deformazione della democrazia liberale capitalista, che diventa dittatura ma rimane priva di un uomo forte. La figura del dittatore può essere sostituita da un susseguirsi di capi di governo (o capi di strutture sovranazionali come l’Ue), che sono essenzialmente uguali l’uno all’altro, senza vere differenze di vedute ideali e sociali. Guardi all’Agenda Draghi che, con l’unica eccezione dei 5Stelle, unisce tutti dal Pd allo sciagurato duo Calenda-Renzi fino alla destra di Meloni. Giornali e tv sono schierati a senso unico. E la stessa cosa accade nell’Ue: in materia di russofobia per esempio ci sono 26 capi di governo (tranne uno, Orbàn) che si muovono allo stesso modo. A mio parere, questa trasformazione della democrazia in uno Stato o Superstato autoritario è il più rilevante fenomeno storico di questo inizio di secolo.
Inviate le vostre lettere a: La Notizia – 00195 Roma, via Costantino Morin 34 redazione@lanotiziagiornale.it