La tattica prevale sulla fantasia. E la prima settimana del Tour de France 2016 viene consegnata agli archivi non proprio come uno dei momenti più esaltanti della storia del ciclismo, nonostante tre frazioni sui Pirenei. Così tutto sta andando secondo copione: il britannico-keniota Chris Froome indossa la maglia gialla di leader e si appresta ad “ammazzare” la corsa con la clava della cronometro in cui è specialista. E dire che il vantaggio sugli avversari è maturato in discesa, nemmeno con un’azione in salita. Il tutto mentre lo scalatore colombiano Nairo Quintana conferma di essere il re degli attendisti: da lui nessun colpo d’ala, nessun minimo rischio.
Dopo nove tappe le uniche sorprese arrivano dalla sparizione dei radar della vittoria di ciclisti dati come possibili favoriti per il Tour. A cominciare dallo sfortunato Alberto Contador, caduto rovinosamente nei primi km del Tour (con infortunio alla spalla) e poi costretto al ritiro dalla febbre sui Pirenei. Ma l’elenco continua con l’eterna promessa del ciclismo francese, Thibaut Pinot, finito nelle retrovie della classifica, e con gli italiani Vincenzo Nibali e Fabio Aru, che pure erano indicati nella top five dei pretendenti al successo (qui la mappa iniziale con tutte le tappe). Il pronostico resta stabile, anzi sempre più orientato verso il vincitore dello scorso anno: Froome è l’uomo da battere, e il solo Quintana – se trovasse il coraggio adatto – pare l’unico in grado di poterlo battere. Tutta da verificare la tenuta dell’irlandese Daniel Martin, candidato più a un posto sul podio che alla vittoria finale. Un po’ come la coppia Bmc, lo statunitense Tejay Van Garderen e l’australiano Richie Porte (che paga la sfortuna di aver perso minuti per una foratura).
Italia assente
Per i colori azzurri le prime nove tappe del Tour de France 2016 sono state disastrosi. Nibali ha confermato che nel ciclismo contemporaneo è impossibile essere competitivi in Francia dopo aver vinto il Giro d’Italia. Il suo ritardo dal leader è superiore alla mezz’ora. Così corre per preparare l’Olimpiade di Rio, aiutando Aru e puntando a vincere almeno una tappa. Ciononostante è stato protagonista del miglior risultato di un italiano, con il quarto posto ottenuto nella settima tappa. La delusione maggiore è però proprio Aru, che sembra lontano parente dal talento visto all’opera nel 2015, quando ha conquistato la vittoria alla Vuelta d’Espana. In classifca è in 13a posizione, dando sempre l’impressione di essere in affanno.
Conferme e novità
La prima settimana in Francia ha in realtà avuto un grande protagonista: il velocista Mark Cavendish, letteralmente rinato. Su nove tappe ne ha vinte tre, battendo avversari più giovani e quotati come i tedeschi Marcel Kittel e André Greipel, gli sprinter più attesi alla partenza della corsa. Invece il jet dell’isola di Man ha confermato di essere ancora il più forte di tutti in volata. Sul fronte certezze ci sono altri due nomi meritevoli di menzione: il campione del mondo, lo slovacco Peter Sagan, e il belga Greg Van Avermaet. Entrambi hanno impreziosito la loro partecipazione indossando la maglia gialla. Ma dal Tour, abbastanza piatto nelle emozioni, stanno emergendo anche delle sorprese: su tutte il britannico Adam Yates (24 anni da compiere il prossimo agosto), attualmente secondo in classifica generale. Finora era famoso per aver vinto la Classica di San Sebastian nel 2015 senza festeggiare perché non si era reso conto di essere in testa. Inoltre, anche il colombiano Sergio Henao, il sudafricano Louis Meintjes e il francese Romain Bardet stanno dimostrando di avere i mezzi per competere con i big. Anche se per questi tre talenti in crescita l’esame di maturità è fissato nell’ultima settimana di corsa sulle Alpi (prima comunque c’è un bell’assaggio sul Mont Ventoux giovedì 14).
La classifica generale del Tour de France 2016 dopo 9 tappe (clicca per ingrandire l’immagine)