Nell’attesa di capire cosa potrebbe accadere si fa strada l’ipotesi, nel caso in cui la parola di Beppe Grillo non possa essere sconfessata essendo lui il proprietario del simbolo del M5S, di elezioni su Rousseau del comitato direttivo. E, inevitabilmente, riprende il “gioco” dei totonomi. Per adesso soltanto una persona ha lanciato la sua candidatura: Nicola Morra. La sua spiegazione è presto detta: sposa in pieno la linea di Beppe Grillo e, soprattutto, il suo iter di sospensione ancora non è giunto al termine e dunque, formalmente, ancora non sarebbe “ex”. Nonostante tutti lo considerino tale. Morra, tuttavia, non è l’unico che potrebbe gareggiare.
Difficile ad esempio che Luigi Di Maio si possa fare da parte. Altro nome che circola è quello di Dino Giarrusso (nella foto): l’europarlamentare, nome di punta nel panorama del Movimento, non ha mai nascosto in passato di volersi dedicare cuore e anima alla crescita e all’evoluzione del M5S. Altro nome su cui in tanti sperano è quello di Chiara Appendino: soprattutto se non dovesse ricandidarsi a Torino, in tanti – contiani e grillini – apprezzano le sue doti e la sua affidabilità. Dunque sarebbe sicuramente un nome che potrebbe mettere d’accordo una quota notevole di attivisti Cinque stelle.
RISIKO. Al di là dei nomi, però, la questione del comitato direttivo potrebbe essere secondo alcuni un’arma a doppio taglio. Molti parlamentari contiani stanno ragionando se non sia il caso di far candidare personaggi come Alfonso Bonafede o Stefano Patuanelli per imprimere quel cambiamento che pure voleva Conte. Per altri, ancora, il voto su Rousseau potrebbe essere la pedina di scambio per chiedere direttamente agli elettori se vogliono o meno Conte a capo del M5S: un modo astuto per “giocare” sulla democrazia diretta contro il suo stesso estimatore, Beppe Grillo.
Resta un ultimo tassello: Alessandro Di Battista. Non è detto infatti che non possa candidarsi. È, questa, la vera e unica pedina che potrebbe cambiare e scombussolare gli equilibri odierni: Di Battista è l’unico nell’ala grillina che può sottrarre voti a personaggi di spicco come Di Maio o come lo stesso Conte. Resta, però, una sola condizione per un suo ritorno da figliuol prodigo: l’uscita del M5S dalla maggioranza Draghi. Ipotesi, anche questa, che ad oggi non si può scartare.