Toti vuole restare al comando. Dai domiciliari

Il presidente ai domiciliari Toti non intende dimettersi. Ieri inedito summit con tre assessori (autorizzato dal Gip).

Toti vuole restare al comando. Dai domiciliari

Non si dimette per “rispetto della politica”. È la “singolare” tesi sostenuta – per bocca del suo avvocato Stefano Savi – dal presidente della Liguria, Giovani Toti, ai domiciliari dal 7 maggio scorso nell’ambito di una vasta inchiesta per corruzione, alla fine dell’incontro di ieri con gli assessori regionali Scajola, Giampedrone e Piana. Un colloquio particolare, visto che non ci sono precedenti di un presidente di regione arrestato che si ostini a rimanere in carica. E che per governare, deve chiedere il permesso al Gip per incontrare la sua maggioranza.

Ma Toti e i suoi legali intendono andare avanti in questa situazione paradossale: “Ci stiamo preparando per il riesame sul quale contiamo molto e che pensiamo possa essere discusso nella prima decade di luglio”, ha detto il suo legale, “Ribadiamo le nostre ragioni di infondatezza delle misure cautelari in atto. Chiederemo la loro revoca o che vengano applicata in maniera meno afflittiva”.

L’avvocato di Toti pronto ad attendere il Riesame a ottobre

“Sosteniamo la non sostenibilità del rischio della reiterazione dei reati e la negazione del timore di inquinamento delle prove – ha detto Savi -. Se il riesame non dovesse andare come ci auguriamo, presenteremo un ricorso in Cassazione entro la fine di luglio, che potrebbe essere discusso tra agosto o più probabilmente settembre-ottobre”. Quindi, l’inedita situazione del governo dai domiciliari potrebbe protrarsi fino all’autunno…

“Siamo determinati a proseguire la nostra azione e confidiamo anche ovviamente, nel pieno rispetto delle parti, che si faccia chiarezza il prima possibile perché il presidente Toti possa tornare alla guida della Regione”, ha commentato il presidente ad interim Piana, “Lo abbiamo trovato molto tonico come sempre, molto lucido, soprattutto determinato. Questo ci incoraggia a continuare la nostra azione rispettando sia quelli che sono i programmi politici che i cronoprogrammi per quanto riguarda tutta l’azione che ne consegue”.

Il primo di molti paradossi a venire

Avanti quindi, non curanti dei casi limite che si presenteranno. Come quello di ieri, nel quale gli assessori hanno discusso con Toti del buco da oltre 200 milioni registrato in soli sei mesi dalla Sanità. Soldi che la Regione deve agli operatori privati. Gli stessi che avevano compartecipato alle cene di raccolta fondi di Toti durante le campagne elettorali oggetto dell’inchiesta…