L’obiettivo neanche troppo velato è quello di costruire una nuova Forza Italia, un contenitore che occupi lo spazio di un centro “moderato popolare, liberale e riformista, che conti in Parlamento e che abbia un peso nella coalizione di centrodestra. è lo stesso Giovanni Toti, che ieri ha ufficializzato la sua adesione al nuovo soggetto politico ‘Coraggio Italia’ in tandem col sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, a dichiararlo: “Vogliamo riaggregare la diaspora dei moderati, ridare loro una casa. Parlare un po’ più sottovoce di altri non vuol dire avere idee più fragili, anzi le nostre idee sono molto forti”.
Il progetto era in cantiere già da qualche tempo, poi l’accelerazione con l’ok di dodici parlamentari di FI e quattro ex M5s (sfumato last minute l’arrivo della leghista Tiziana Piccolo), c’è pure il gruppo alla Camera (il capogruppo sarà il veneto Marco Marin), al Senato al momento la ‘quota’ è ferma a sette componenti (per un gruppo ne servono dieci) ma fra gli azzurri serpeggia il timore che possano esserci ulteriori fuoriuscite più avanti. “Tutta gente che non sarebbe stata rieletta”, taglia corto stizzito il coordinatore forzista Antonio Tajani. Ma lo strappo pesa eccome.
Prevedibile l’ira funesta di Silvio Berlusconi, – che aveva pure provato a frenare l’emorragia ma con scarsi risultati, solo la deputata eletta all’estero Angela Nissoli ci ha ripensato ed è rientrata in FI -, ira e amarezza che da Arcore è arrivata fino ai Palazzi della politica romana, facendo slittare il vertice di coalizione sulle amministrative – già difficile di suo con la quadra sui nomi che non si trovano – in agenda ieri. Inevitabile che il Cavaliere la vivesse così: come un vero e proprio tradimento da parte del suo ex delfino (che a Silvio deve il suo salto in politica da giornalista Mediaset) ma anche del sindaco di Venezia che tempo fa era stato indicato proprio da Berlusconi come il possibile leader di ‘Altra Italia’, il progetto civico che l’ex premier aveva in mente per rivitalizzare il partito in sofferenza. Poi non se ne fece più nulla.
“Lo ringrazio, ma ora dobbiamo andare avanti, è un altro tempo”, ha detto ieri senza mezzi termini Brugnaro. Spietato. Concetto ribadito anche da Toti, che di fronte alla nota diramata da FI (“non parteciperemo ad alcun incontro con chi, violando gli accordi di coalizione e l’invito a rivolto nel corso dell’ultima riunione, ha promosso un’iniziativa fondata sul trasformismo e sul cambio di casacca di parlamentari che, peraltro, non sarebbero stati ricandidati”) si è mostrato invece più che mai deciso a far pesare nella coalizione la forza del nuovo soggetto: “Siamo saldamente e convintamente nel centrodestra e restiamo leali”.
E ha fatto pure sapere che prenderà parte al prossimo vertice di coalizione che per necessità di cose (il tempo stringe) si dovrà tenere i primi giorni della prossima settimana: “Nessuno può pretendere di escludere un pezzo dell’elettorato moderato in virtù di quarti di nobiltà inesistenti”. Toti ha infine lanciato un avvertimento: “Se qualcuno vuole continuare a giocare al ‘meno siamo, meglio stiamo’ non gioca la nostra stessa partita”. Insomma, un guanto di sfida vero e proprio. Ma del resto si sa, la riconoscenza in politica è un’utopia, i “figli “crescono e vanno avanti con le loro gambe, anche a costo di “calpestare” chi ha dato loro la vita.