Toti resta ai domiciliari. “Potrebbe reiterare i reati”

Per i giudici del Riesame che hanno confermato i domiciliari, il governatore Toti “non aveva neanche capito i capi di imputazione”.

Toti resta ai domiciliari. “Potrebbe reiterare i reati”

Se il presidente della Liguria Giovanni Toti, i suoi avvocati, il consulente Sabino Cassese, tutto il centrodestra, speravano che il Riesame segnasse almeno un punto a loro favore, sono rimasti amaramente delusi. Ieri infatti i giudici di secondo grado non solo non hanno rimesso Toti in libertà (è ai domiciliari dal 7 maggio per le accuse di corruzione, corruzione elettorale, finanziamento illecito e falso), ma hanno di fatto convalidato il teorema accusatorio della Procura.

Il Riesame smonta la difesa di Toti

Non solo, hanno anche smontato le pretese della difesa di un “vulnus” alla democrazia perpetrato dai Pm e la proclamata inesistenza di possibile reiterazione del reato. Scrivono infatti i giudici: le dichiarazioni rese da Toti sono “infarcite di ‘non ricordo’”; il rivendicato atteggiamento collaborativo appare “tutt’altro che improntato a ‘trasparenza e consapevolezza’”, e se nel lungo verbale “rivendica la propria costante dedizione all’interesse pubblico e il suo asservimento soltanto a quest’ultimo” e si ritaglia un ruolo di “mediatore” nelle lotte intestine che riguardano il porto di Genova, Toti “s’è mosso” con Spinelli e Moncada (indagati, ndr) “quasi come l’amministratore di una società privata che concordi con taluni azionisti ‘di riferimento’ le linee strategiche della propria azione gestionale”.

Nelle 30 pagine del provvedimento, si legge inoltre come Toti davanti ai pm “non reca il benché minimo spunto ammissivo” e il suo “impegno” ad astenersi da condotte di cui è accusato suoni “come una sterile presa d’atto della fondatezza di accuse che pure non si è voluto, nell’esercizio delle proprie prerogative difensive, ammettere nel corso dell’interrogatorio. V’è un’insolubile contraddizione tra la professata ‘consapevolezza’ di Toti e il suo atteggiamento di rivendicazione di aver agito sempre nell’interesse pubblico”.

Aggiungono poi i giudici: “Se è stato necessario per l’indagato – come questi sembra aver ammesso – ‘farsi spiegare’ dagli inquirenti che è vietato scambiare la promessa o l’accettazione di utilità di qualsiasi tipo con ‘favori’ elargiti nell’esercizio discrezionale della propria funzione pubblica e dei poteri ad essa correlati, continua indubbiamente a sussistere il concreto e attuale pericolo che egli commetta altri fatti di analoga indole nella convinzione di operare legittimamente, anche a prescindere dall’imminente svolgimento di consultazioni elettorali di sorta”.

Infondata “la pretesa violazione del principio costituzionale”

Per il tribunale del Riesame quindi “pare indubbio che persista la peculiare ‘pericolosità’ riferita al rischio che reiteri la consumazione di delitti di analoga indole”.  Insomma una disfatta. Aggravata dall’aggiunta dei giudici che sottolineano “l’infondatezza del motivo di appello incentrato sulla pretesa violazione del principio costituzionale e convenzionale sotteso alla ratio dell’art. 289, co. 3°, c.p”. Forse è stato temendo un esito simile che il leghista Rixi tre giorni fa aveva invocato uno scudo legale per tutti i presidenti di regione…

La Legge Severino è molto chiara

E ora cosa accadrà? Intanto i legali di Tori ricorreranno in Cassazione. Tuttavia, secondo la legge Severino, eventuali misure coercitive per un Presidente di Regione comportano la sospensione dalle funzioni: il tribunale deve trasmettere gli atti al prefetto che ne dà immediata comunicazione al Presidente del Consiglio, il quale, sentiti il ministro per gli Affari regionali e il ministro dell’Interno, adotta il Dpcm che accerta la sospensione.

“In passato in situazioni analoghe i tempi del Dpcm sono stati rapidissimi, anche pochi giorni. Nel caso di Toti, invece, il governo è silente e sono già passati due mesi”, sottolinea Alfredo Bazoli (Pd), “Tempi così lunghi non ci sono mai stati per nessuno. Da quando esiste la Severino il dpcm di accertamento della sospensione è stato firmato, per tutti i consiglieri arrestati, in pochi giorni: nel caso dell’assessore regionale calabrese Minenna il Premier firmò immediatamente, nel caso di Pittella passò poco più di un mese”.

M5S pronti a scendere in piazza

“Le dimissioni immediate di Toti sono doverose. Qualora non arrivassero, noi siamo già pronti a scendere in piazza”, annunciano gli esponenti M5s liguri. Intanto il governatore ad interim Alessandro Piana (Lega) ribadisce la volontà di andare avanti: “La decisione del Tribunale del Riesame ci rammarica ma questo non cambia la nostra volontà a proseguire il lavoro di giunta e maggioranza nel portare avanti il progetto di crescita e sviluppo della Liguria che non si è mai fermato in questi mesi. A Giovanni va il nostro abbraccio e la nostra vicinanza con la speranza che la Cassazione possa intervenire”.