La notizia arriva a pochi giorni dall’anniversario della strage di Capici, dove furono uccisi il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e tre agenti della loro scorta. Secondo quanto riferisce l’edizione online de L’Espresso, l’uomo che premette il pulsante che fece saltare in aria il corteo di auto blindate di Falcone, l’ex boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca, dopo 25 anni di detenzione è stato scarcerato per fine pena.
Oggi, sempre secondo quanto riferisce L’Espresso, è stato l’ultimo giorno di carcere per Brusca. Le porte del penitenziario romano di Rebibbia si sono spalancate nel pomeriggio, con 45 giorni di anticipo rispetto alla scadenza della condanna, per richiudersi alle sue spalle. Ha scontato tutta la pena che gli era stata inflitta, e a differenza di altri collaboratori di giustizia, lui la condanna l’ha espiata in cella. Ora sarà sottoposto a controlli e protezione e a quattro anni di libertà vigilata, come deciso dalla Corte d’Appello di Milano.
Giovanni Brusca, 64 anni, fedelissimo del capo dei capi di Cosa nostra, Totò Riina, prima di diventare un collaboratore di giustizia ammise, tra l’altro, oltre al suo ruolo attivo nella strage di Capaci del 23 maggio 1992, anche di aver partecipato all’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo.
Negli anni passati Brusca aveva ottenuto l’autorizzazione dei giudici del tribunale di sorveglianza di Roma, grazie alla “buona condotta”, di godere permessi premio di qualche giorno. Adesso per lui è arrivato il fine pena grazie ad un ultimo abbuono di un mese e mezzo di liberazione anticipata, deciso dal tribunale di sorveglianza di Roma e recepito dai giudici di Milano. Nell’ottobre del 2019 (leggi l’articolo) la Cassazione aveva respinto l’istanza dei legali Brusca che puntava ad ottenere gli arresti domiciliari.