da New York Massimo Magliaro
E’ stata una “cena a tema” quella di ieri sera nell’unico albergo pentastellato dell’Irlanda del nord, il Longh Erne Golf Resort. E il tema era assai indigesto: la Siria. Un tema che divide, che ha diviso e che dividerà gli otto partners di quella che una volta era la cabina di regia del pianeta ed ora invece è ridotto a mero surrogato del più importante G20. Ieri mattina il più autorevole quotidiano irlandese l’”Irish Times” ha titolato “le divisioni sulla Siria caratterizzano l’inizio del G8”. In effetti alla cena, preceduta da un incontro tra Obama e Putin, si è arrivati con posizioni molto più lontane di quello che le foto e i sorrisi di circostanza possono far capire. Da un lato Usa, Canada e Francia determinati ad alzare il livello dello scontro fornendo aiuti di vario tipo ai ribelli anti-Assad. Di questo schieramento fa parte anche la Gran Bretagna ma nelle ultime ore si sono registrate due sfumature significative: il primo ministro Cameron ha incontrato Putin ed ha detto che non vuole lo smembramento della Siria (ipotesi che invece non dispiace a Parigi), che lì bisogna combattere gli estremisti (e i giovanotti di Al Qaeda non possono essere scambiati per moderati) e che è bene che i siriani decidano da soli quale destino darsi. Più netta ancora la posizione del sindaco di Londra, Boris Johnson, che ha detto ieri un categorico no all’ipotesi di dare armi ai ribelli.L’altro schieramento, anch’esso variegato, comprende la Russia che non ne vuole sapere di dare armi ai ribelli, di realizzare una no-fly zone al confine con la Giordania, che crede solo ad una soluzione politica del conflitto; il Giappone, la Germania, l’Italia e l’Unione europea che invitano a tenere bassi i toni per evitare di trasformare il Mediterraneo in un lago di guerra. C’é da aggiungere la chiara presa di posizione di Papa Francesco che ha detto no, no comunque, alle armi. Ed anche l’Onu si é pronunciato nella stessa direzione politica e non militare. Una cena non facile insomma. Guastata anche dalle prime dichiarazioni del neopresidente iraniano, il moderato Hassan Rohani, il quale ha detto un secco no alle ingerenze straniere in Siria. A fine vertice sapremo se le portate sono state gustate dai commensali e soprattutto se sono state digerite. Non é facile. Il rischio dell’ennesima inconcludenza incombe infatti su una riunione nella quale c’é troppa carne al fuoco: evasione fiscale, occupazione, soprattutto giovanile, trasparenza, Corea del nord, l’accordo Usa-Ue di libero scambio. Tutto ciò in aggiunta appunto alla Siria la cui situazione si porta appresso tutto il Medio Oriente. E c’é soprattutto la diffidenza dei Paesi che nel 2009 a Londra, durante il G20, vennero spiati dalla NSA americano e dal GCHQ britannico. Soprattutto i russi che non a caso hanno vivacemente protestato prima dell’inizio dei lavori con il portavoce del Ministero degli Esteri.